La Pasqua: racconti, poesie, filastrocche, utili per gli iter educativo - didattici.

Eccovi una serie di link che affrontano il tema della Pasqua. Non è detto che non possano risultare utili per l'elaborazione di percorsi educativo - didattici di vario tipo. Per ordine cronologico: "Gesù" di Giovanni Pascoli "Pasqua" di Ada Negri Racconto pasquale: "Aria di Pasqua" di Giovanni Verga "Alleluja" di Angiolo Silvio Novaro "Resurrezione" di Alessandro Manzoni "La domenica dell'ulivo" di Giovanni Pascoli "Pasqua" di Giovanni Gozzano Racconto di Pasqua: "La leggenda della passiflora". "Il pianto della Madonna" di Angiolo Silvio Novaro Fiaba antica: "Il drago e l'uovo di Pasqua "Dall'uovo di Pasqua" di Gianni Rodari "Pasqua" di Gianni Rodari Cronaca delle vacanze pasquali Decodificare un racconto: "Felici come una Pasquetta" Racconto di Pasqua con schema di lavoro: "Il coniglio Pasqualino

La punteggiatura: i due punti.

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La punteggiatura: i due punti

I due punti costituiscono una pausa sui generis: può essere più breve o più lunga a seconda delle diverse situazioni linguistiche, vediamole:
  • L’uso più comune dei due punti è rappresentato dal discorso diretto, in questo caso la pausa ha la funzione di introdurre un dialogo: se ne accorgono i miei alunni di classe seconda sempre più appassionati per la lettura di racconti e fiabe. [ E il tessitore gli si rivolse furioso e disse: - Perché mi guardi in quel modo? Sei forse una spia che fa il gioco del nostro padrone? (tratto dal racconto “Il giovane re” di Oscar Wilde)].
  • E’ obbligatorio adoperarli in un elenco di cose: “Sarà opportuno predisporre tutto l’occorrente per costruire l’aquilone: carta colorata, stecche di legno, filo … “.
  • Assumono notevole rilevanza quando si esprimono idee o concetti: “Non dovrete mai dimenticare le idee cardine che hanno contraddistinto la Rivoluzione Francese: Liberté, Egalité, Fraternité”. Oppure: “I casi sono due: o annegare o nuotare”.
  • In ultimo la funzione più importante: l’utilizzo di questo particolare segno d’interpunzione a conclusione di un determinato ragionamento che esprime un’idea più chiara e precisa su quanto detto in precedenza. Un po’ lunghetto l’esempio che vi propongo ma rende l’idea: “Lungo le scale ho incrociato il barbiere che, a lavoro ultimato, se ne scendeva canticchiando per consumare la prima colazione che gli era stata preparata in cucina. Ho avuto fortuna: il morto era stato lasciato incustodito”. [“L’ombra e la meridiana” di Paolo Maurensig].
Ercole Bonjean  ©

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