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Racconti d'autunno

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Giornata d'ottobre Era una limpida giornata d'ottobre. L'aria leggera e ancora calda di sole era scossa da un vento capriccioso. Su dai campi e dagli orti, saliva il fumo azzurro azzurro dei fuochi autunnali che riempiva la luminosa regione di un dolciastro odore di legno verde e bruciato. Nei giardini del villaggio fiorivano margherite, tardive rose pallide e fra le siepi luccicava ancora qualche ranuncolo. Sulla strada passava lentamente un carretto. La strada era in breve discesa: a sinistra campi mietuti e coltivazioni di patate non ancora raccolte, a destra una giovane abetaia. In rettilineo la strada portava nell'azzurro cielo invernale come sé, là in alto, il mondo dovesse finire. Hermann Hesse Paesaggio autunnale Il sole non era ancora tutto apparso all'orizzonte. Il cielo era tutto sereno. Di mano in mano che il sole si alzava dietro il monte si vedeva la sua luce, dalla sommità dei monti opposti, scendere, come piegandosi rapid

"Paesaggio autunnale" di Alessandro Manzoni (tratto dai Promessi sposi)

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Paesaggio autunnale Il sole non era ancora tutto apparso all'orizzonte. Il cielo era tutto sereno. Di mano in mano che il sole si alzava dietro il monte si vedeva la sua luce, dalla sommità dei monti opposti, scendere, come piegandosi rapidamente, giù per i pendii e nella valle. Un venticello d'autunno, staccando le foglie appassite di gelso, le portava a cadere qualche passo distante dall'albero. Alessandro Manzoni - I Promessi Sposi Ti potrebbero interessare: L'autunno Antologia Le poesie Le filastrocche La raccolta dei temi Il testo narrativo Il testo descrittivo Il testo argomentativo Il testo poetico Il testo umoristico Scrittura creativa Immagine:  paesionline

Antologia del sito didattica: "Il cinque maggio" di Alessandro Manzoni

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Il cinque maggio Ei fu. Siccome immobile dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale; né sa quando una simile orma di piè mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà. Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sònito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al sùbito sparir di tanto raggio; e scioglie all'urna un cantico che forse non morrà. Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar. Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar.

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