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La Pasqua: racconti, poesie, filastrocche, utili per gli iter educativo - didattici.

Eccovi una serie di link che affrontano il tema della Pasqua. Non è detto che non possano risultare utili per l'elaborazione di percorsi educativo - didattici di vario tipo. Per ordine cronologico: "Gesù" di Giovanni Pascoli "Pasqua" di Ada Negri Racconto pasquale: "Aria di Pasqua" di Giovanni Verga "Alleluja" di Angiolo Silvio Novaro "Resurrezione" di Alessandro Manzoni "La domenica dell'ulivo" di Giovanni Pascoli "Pasqua" di Giovanni Gozzano Racconto di Pasqua: "La leggenda della passiflora". "Il pianto della Madonna" di Angiolo Silvio Novaro Fiaba antica: "Il drago e l'uovo di Pasqua "Dall'uovo di Pasqua" di Gianni Rodari "Pasqua" di Gianni Rodari Cronaca delle vacanze pasquali Decodificare un racconto: "Felici come una Pasquetta" Racconto di Pasqua con schema di lavoro: "Il coniglio Pasqualino

Compiti per le vacanze estive: "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi

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Suggerisco quale esercizio per le vacanze estive la lettura del libro “Le avventure di Pinocchio”, la storia del più famoso burattino di tutti i tempi, presente nel sito di didattica in tutti e 36 i capitoli che compongono la celebre favola di Carlo Collodi. Al termine di ogni capitolo troverete due questionari, uno per la lettura ed uno per la comprensione del testo (tutti in versione stampabile) e in audiolibri (per i primi 10 capitoli, da completare). Potrebbe risultare utile, alle bambine e ai bambini, quale divertente allenamento per il prossimo anno scolastico. Mi limiterei ad assegnare come compito la lettura di tutto il libro e l'esercizio di analisi del testo per i primi 10 capitoli. Eccovi, come esempio, il lavoro del primo capitolo: Capitolo primo Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino. C’era una volta... – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliat

Le avventure di Pinocchio: lettura, comprensione ed interpretazione del testo. - Schede didattiche stampabili

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La storia del più famoso burattino di tutti i tempi. Tutti e 36 i capitoli e le schede di didattica relative alla lettura, alla comprensione, ed all'interpretazione del testo. Un iter didattico, particolarmente stimolante per i bambini ed il docente, adatto per una classe quarta od una classe quinta della scuola primaria a seconda delle competenze pregresse raggiunte. Eccovi l'elenco completo dei link: "Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo I: "Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino". Capitolo II: "Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali". Capitolo III: "Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino". Capitolo IV: "La s

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo I: "Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino".

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I Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino. C’era una volta... – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo  di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da  catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei  caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno  questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio  falegname, il quale aveva nome mastr’Antonio, se  non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della  punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza,  come una ciliegia matura. Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno,  si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la  contentezza, borbottò a mezza voce: – Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino. Detto f

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo II: "Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali".

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II. Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali. In quel punto fu bussato alla porta. – Passate pure, – disse il falegname, senza aver la forza  di rizzarsi in piedi. Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il  quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato,  quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano  col soprannome di Polendina, a motivo della sua  parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di  granturco. Geppetto era bizzosissimo. Guai a chiamarlo Polendina!  Diventava subito una bestia e non c’era più verso di tenerlo. – Buon giorno, mastr’Antonio, – disse Geppetto. – Che cosa fate costì per terra? – Insegno l’abbaco alle formicole. – Buon pro vi faccia! – Chi vi ha portato da me, compar Geppetto? – Le gambe. Sappiate, mastr’Antonio, che son venuto da voi, per chiedervi

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo III: "Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino".

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III Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino. La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava  luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere  più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e  un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva  un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e  accanto al fuoco c’era dipinta una pentola che bolliva allegramente  e mandava fuori una nuvola di fumo, che pareva  fumo davvero. Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi  e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino. – Che nome gli metterò? – disse fra sé e sé. – Lo voglio  chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna.  Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio  il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se  la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina. Quando ebbe trovato

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo IV: "La storia di pinocchio col Grillo-parlante dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro".

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IV La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro. Vi dirò dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto  era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello  di Pinocchio, rimasto libero dalle grinfie del carabiniere, se  la dava a gambe giù attraverso ai campi, per far più presto  a tornarsene a casa; e nella gran furia del correre saltava  greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni d’acqua, tale e  quale come avrebbe potuto fare un capretto o un leprottino  inseguito dai cacciatori. Giunto dinanzi a casa, trovò l’uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entrò dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto,  si gettò a sedere per terra, lasciando andare un gran  sospirone di contentezza. Ma quella contentezza durò poco, perché sentì nella  stanza qualcuno che fece: – Crì - crì - crì! – Chi è che mi chiama? – disse Pinocchio tutto impaurito. – Sono io! Pinocchio

"Pinocchio" di Carlo collodi, capitolo V: "Pinocchio ha fame, e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul più bello la frittata gli vola via dalla finestra".

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V Pinocchio ha fame, e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul più bello la frittata gli vola via dalla finestra.  Intanto cominciò a farsi notte, e Pinocchio, ricordandosi  che non aveva mangiato nulla, sentì un’uggiolina allo  stomaco, che somigliava moltissimo all’appetito. Ma l’appetito nei ragazzi cammina presto; e di fatti  dopo pochi minuti l’appetito diventò fame, e la fame, dal  vedere al non vedere, si converti in una fame da lupi, una  fame da tagliarsi col coltello. Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c’era  una pentola che bolliva e fece l’atto di scoperchiarla, per  vedere che cosa ci fosse dentro, ma la pentola era dipinta  sul muro. Figuratevi come restò. Il suo naso, che era già  lungo, gli diventò più lungo almeno quattro dita. Allora si dette a correre per la stanza e a frugare per  tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po’ di  pane, magari un po’ di pan secco, un crosterello, un osso  avanzato al cane, un p

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo VI: "Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati".

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VI Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati. Per l’appunto era una nottataccia d’inferno. Tuonava  forte forte, lampeggiava come se il cielo pigliasse fuoco, e  un ventaccio freddo e strapazzone, fischiando rabbiosamente  e sollevando un immenso nuvolo di polvere, faceva  stridere e cigolare tutti gli alberi della campagna. Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi: se non che la fame era più forte della paura: motivo per  cui accostò l’uscio di casa, e presa la carriera, in un centinaio  di salti arrivò fino al paese, colla lingua fuori e col fiato  grosso, come un cane da caccia. Ma trovò tutto buio e tutto deserto. Le botteghe erano  chiuse; le porte di casa chiuse; le finestre chiuse; e nella  strada nemmeno un cane. Pareva il paese dei morti. Allora Pinocchio, preso dalla disperazione e dalla fame,  si attaccò al campanello d’una casa, e cominciò a suonare a  distesa, dicendo dentro di sé:

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