Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Carlo Collodi

Un racconto per amare di più la natura e meno il cellulare: "Il Bosco Incantato di Pixel" (creato da Copilot microsoft)

**Il Bosco Incantato di Pixel** C'era una volta un bosco incantato chiamato Pixel, dove gli alberi sussurravano storie antiche e i fiori danzavano al ritmo del vento. In questo bosco magico, viveva un piccolo folletto di nome Luce, che aveva il potere di far brillare le cose con un semplice tocco. Un giorno, Luce notò che i bambini del villaggio vicino passavano tutto il loro tempo a fissare dei piccoli rettangoli luminosi, chiamati cellulari, dimenticandosi di giocare all'aria aperta. Preoccupato, Luce decise di usare la sua magia per mostrare ai bambini la bellezza della natura. Con un pizzico di polvere di stelle, Luce fece sì che ogni cellulare mostrasse immagini del bosco incantato. Gli alberi sembravano così reali che i bambini sentirono il profumo del muschio e il canto degli uccellini. Incantati, misero da parte i cellulari e corsero verso il bosco. Arrivati nel bosco, i bambini scoprirono un mondo di meraviglie. Inseguirono farfalle arcobaleno, costruirono castelli di

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo VII: "Geppetto torna a casa, e dà al burattino la colazione che il pover'uomo aveva portata con sè".

Immagine
VII Geppetto torna a casa, e dà al burattino la colazione che il pover'uomo aveva portata con sè. Il povero Pinocchio, che aveva sempre gli occhi fra il  sonno, non s’era ancora avvisto dei piedi, che gli si erano  tutti bruciati: per cui appena sentì la voce di suo padre,  schizzò giù dallo sgabello per correre a tirare il paletto; ma  invece, dopo due o tre traballoni, cadde di picchio tutto  lungo disteso sul pavimento. E nel battere in terra fece lo stesso rumore, che avrebbe  fatto un sacco di mestoli cascato da un quinto piano. – Aprimi! – intanto gridava Geppetto dalla strada. – Babbo mio, non posso, – rispondeva il burattino  piangendo e ruzzolandosi per terra. – Perché non puoi? – Perché mi hanno mangiato i piedi. – E chi te li ha mangiati? – Il gatto, – disse Pinocchio, vedendo il gatto che colle  zampine davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di  legno. – Aprimi, ti dico! – ripeté Geppetto, – se no quando  vengo in casa, il gatto

"Pinocchio di Carlo Collodi, capitolo VIII: "Geppetto rifà i piedi a Pinocchio e vende la propria casacca per comprargli l'abbecedario".

Immagine
Capitolo VIII Geppetto rifà i piedi a Pinocchio e vende la propria casacca per comprargli l'abbecedario. Il burattino, appena che si fu levata la fame, cominciò  subito a bofonchiare e a piangere, perché voleva un paio  di piedi nuovi. Ma Geppetto, per punirlo della monelleria fatta lo lasciò  piangere e disperarsi per una mezza giornata: poi gli  disse: – E perché dovrei rifarti i piedi? Forse per vederti  scappar di nuovo da casa tua? – Vi prometto, – disse il burattino singhiozzando, –  che da oggi in poi sarò buono... – Tutti i ragazzi, – replicò Geppetto, – quando vogliono  ottenere qualcosa, dicono così. – Vi prometto che anderò a scuola, studierò e mi farò  onore... – Tutti i ragazzi, quando vogliono ottenere qualcosa,  ripetono la medesima storia. – Ma io non sono come gli altri ragazzi! Io sono più  buono di tutti e dico sempre la verità. Vi prometto, babbo,  che imparerò un’arte e che sarò la consolazione e il bastone  della vostra vecchiaia.

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo IX: "Pinocchio vende l'abbecedario per andare a vedere il teatro dei burattini".

Immagine
IX Pinocchio vende l'abbecedario per andare a vedere il teatro dei burattini. Smesso che fu di nevicare, Pinocchio col suo bravo  Abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che  menava alla scuola: e strada facendo, fantasticava nel suo  cervellino mille ragionamenti e mille castelli in aria, uno  più bello dell’altro. E discorrendo da sé solo diceva: – Oggi, alla scuola, voglio subito imparare a leggere: domani poi imparerò a scrivere e domani l’altro imparerò  a fare i numeri. Poi, colla mia abilità, guadagnerò molti  quattrini e coi primi quattrini che mi verranno in tasca, voglio  subito fare al mio babbo una bella casacca di panno.  Ma che dico di panno? Gliela voglio fare tutta d’argento e  d’oro, e coi bottoni di brillanti. E quel pover’uomo se la  merita davvero: perché, insomma, per comprarmi i libri e  per farmi istruire, è rimasto in maniche di camicia... a questi freddi! Non ci sono che i babbi che sieno capaci di certi  sacrifizi!... Mentre tutto com

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo X: "I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio e gli fanno una grandissima festa; ma sul più bello, esce fuori il burattinaio Mangiafoco, e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine".

Immagine
X I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio e gli fanno una grandissima festa; ma sul più bello, esce fuori il burattinaio Mangiafoco, e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine.  Quando Pinocchio entrò nel teatrino delle marionette, accadde un fatto che destò mezza rivoluzione. Bisogna sapere che il sipario era tirato su e la commedia  era già incominciata. Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella, che bisticciavano  fra di loro e, secondo il solito, minacciavano da  un momento all’altro di scambiarsi un carico di schiaffi e  di bastonate. La platea, tutta attenta, si mandava a male dalle grandi  risate, nel sentire il battibecco di quei due burattini, che  gestivano e si trattavano d’ogni vitupero con tanta verità,  come se fossero proprio due animali ragionevoli e due  persone di questo mondo. Quando all’improvviso, che è che non è, Arlecchino smette di recitare, e voltandosi verso il pubblico e accennando  colla mano qualcuno in fondo alla p

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XI: "Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio, il quale poi difende dalla moerte il suo amico Arlecchino".

Immagine
XI Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio , il quale poi difende dalla moerte il suo amico Arlecchino.  Il burattinaio Mangiafoco che (questo era il suo nome) pareva un uomo spaventoso, non dico di no, specie con  quella sua barbaccia nera che, a uso grembiale, gli copriva  tutto il petto e tutte le gambe; ma nel fondo poi non era  un cattiv’uomo. Prova ne sia che quando vide portarsi davanti  quel povero Pinocchio, che si dibatteva per ogni verso,  urlando «Non voglio morire, non voglio morire!», principiò  subito a commuoversi e a impietosirsi e, dopo aver resistito un bel pezzo, alla fine non ne poté più, e lasciò  andare un sonorissimo starnuto. A quello starnuto, Arlecchino, che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente, si fece tutto  allegro in viso, e chinatosi verso Pinocchio, gli bisbigliò  sottovoce: – Buone nuove, fratello. Il burattinaio ha starnutito, e questo è segno che s’è mosso a compassione per te, e oramai  sei salvo. Pe

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XII: "Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d'oro a Pinocchio perché le porti al suo babbo Geppetto: e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro".

Immagine
XII Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d'oro a  Pinocchio perché le porti al suo babbo Geppetto: e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro.  Il giorno dipoi Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio  e gli domandò: – Come si chiama tuo padre? – Geppetto. – E che mestiere fa? – Il povero. – Guadagna molto? – Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un  centesimo in tasca. Si figuri che per comprarmi l’Abbecedario  della scuola dové vendere l’unica casacca che aveva  addosso: una casacca che, fra toppe e rimendi, era tutta  una piaga. – Povero diavolo! Mi fa quasi compassione. Ecco qui cinque monete d’oro. Vai subito a portargliele e salutalo  tanto da parte mia. Pinocchio, com’è facile immaginarselo, ringraziò mille volte il burattinaio, abbracciò, a uno a uno, tutti i burattini  della Compagnia, anche i giandarmi: e fuori di sé dalla  contentezza, si mise in viaggio per tornarsene a casa sua. Ma non

I vostri preferiti degli ultimi sette giorni

Verifica di analisi grammaticale per la classe quarta della scuola primaria. - Schede stampabili

Esercizi di analisi grammaticale per la classe quinta

Esercizi di analisi grammaticale per la classe terza della scuola primaria - Schede stampabili

La gita scolastica: testi con schema per la scuola primaria e media

TITOLI DI TEMI

Verifica di analisi logica per la classe quinta della scuola primaria

Tema: "Il mio cane" - Schema del testo descrittivo, relativo ad un animale, per la scuola primaria e media

Giornata mondiale della Terra (Earth Day): attività educativo didattiche di apprendimento.

Verifiche finali di italiano per la classe quinta della scuola primaria

"Arriva la primavera" - Dettato - Analisi, comprensione, ed interpretazione del testo