"Gennaio: candido come neve" racconto di Fabio Tombari - Analisi, comprensione ed interpretazione del testo.
Gennaio:
candido come neve
E
la neve viene. Inaspettata, come una di quelle improvvisate su cui
non si conta più. Arriva come e quando vuole.
Il
capostazione, che sta riponendo i fiori sotto la tettoia, si sente
baciare sul naso. Alza il capo, guarda sui binari; nulla.
Rada,
silenziosa, un po' tremante, si posa sul pane di un fornaio, sulle
prime carrette di ortaggi.
Nevica
come una manna, come un mulino a vento, una primavera di milioni di
farfalle che salgono e scendono da tutte le parti. Le volpi per non
lasciar tracce si vedono costrette a fare dei salti intorno alla
tana; un povero ladro di polli in gran fretta deve calzar le scarpe
alla rovescia.
Si
posa persino sui baffi di un monumento, sulla coda ritta di un gatto.
Amleto,
il pasticciere, dalla porta del forno, s'affaccia soddisfatto sul
mondo come su un trionfo di panna.
Qualche
ora dopo siamo tutti al polo: coi passamontagna, i pelliccioni, i
colbacchi; a sfidar la tormenta, i fischi, le risa, a bere il ponce.
E nevica sempre, come se Iddio s'affannasse a coprir le tracce, le
macchie, la pesta degli uomini. Fiorisce il calicanto. Spoglio, al
freddo, tutto solo.
Così
arriva gennaio. Mese di auguri, di speranze, di propositi, è candido
come quella neve.
Fabio
Tombari
Analisi, comprensione ed interpretazione del testo
Dividiamo
il testo in tre sequenze:
Gennaio:
candido come neve
Prima
sequenza temporale
E
la neve viene. Inaspettata, come una di quelle improvvisate su cui
non si conta più. Arriva come e quando vuole.
Il
capostazione, che sta riponendo i fiori sotto la tettoia, si sente
baciare sul naso. Alza il capo, guarda sui binari; nulla.
Rada,
silenziosa, un po' tremante, si posa sul pane di un fornaio, sulle
prime carrette di ortaggi.
L'autore
introduce l'argomento con la neve che comincia a scendere
inaspettata, come quando si
vuole fare una bella sorpresa; si
posa lentamente sulle persone e sulle cose, lo comprendiamo
dal capostazione quando si sente baciare sul naso,
ma si guarda intorno e non sa chi lo bacia. Dall'uso
degli aggettivi qualificativi: rada,
tremante. Arriva come
e quando vuole, in
punta di
piedi, silenziosa; lo
scrittore personifica la
neve e la vive come un dono giunto dal cielo.
Seconda
sequenza temporale
Nevica
come una manna, come un mulino a vento, una primavera di milioni di
farfalle che salgono e scendono da tutte le parti. Le volpi per non
lasciar tracce si vedono costrette a fare dei salti intorno alla
tana; un povero ladro di polli in gran fretta deve calzar le scarpe
alla rovescia.
Si
posa persino sui baffi di un monumento, sulla coda ritta di un gatto.
Amleto,
il pasticciere, dalla porta del forno, s'affaccia soddisfatto sul
mondo come su un trionfo di panna.
Qualche
ora dopo siamo tutti al polo: coi passamontagna, i pelliccioni, i
colbacchi; a sfidar la tormenta, i fischi, le risa, a bere il ponce.
Ora
la nevicata aumenta d'intensità, scende abbondante come una
manna, i fiocchi di neve
sospinti dal vento roteano con sempre maggiore intensità come
un mulino a vento, una primavera di milioni di farfalle: i
fiocchi di neve sono tantissimi simili a farfalle bianche nella
stagione primaverile. Lo scrittore esprime tutta la
sua gioia per la nevicata giunta all'apice della sua forza.
Lo
spettacolo della nevicata lo mette di buon umore e il testo assume
connotati umoristici: le volpi costrette a saltare per non
lasciare tracce intorno alla tana, un povero ladro di polli che
nella fretta di scappare si
mette le scarpe alla
rovescia. La neve diventa
birichina e si posa sui baffi di
un monumento e sulla
coda ritta di un gatto.
E'
contento anche Amleto il pasticciere che vede la coltre di neve
bianca come un trionfo di panna. La
gente esce dalle case come se fosse al polo: sfida la
tormenta (il tono è chiaramente ironico), coi passamontagna, coi
pelliccioni e i colbacchi. La
neve che cade e imbianca tutto rende le persone allegre: vivono il
momento con gioia, i fischi e le risa,
e ne approfittano per bersi un bel ponce buono
e caldo.
Terza
sequenza
E
nevica sempre, come se Iddio s'affannasse a coprir le tracce, le
macchie, la pesta degli uomini. Fiorisce il calicanto. Spoglio, al
freddo, tutto solo.
Così
arriva gennaio. Mese di auguri, di speranze, di propositi, è candido
come quella neve.
Nell'ultima
parte del testo l'autore immagina la candida neve come la benedizione
di Dio per coprire le macchie dei peccati degli uomini. Spunta il
calicanto, unico profumato fiore nella distesa nevosa. Gli
uomini rinnovano le loro speranze, i loro progetti migliori nel mese di gennaio: candido come la neve.
Individuiamo
nel testo le metafore e le similitudini.
- si sente baciare sul naso > un uso dolcissimo della metafora, uno dei primi fiocchi di neve diventa un bacio.
- nevica come una manna > la similitudine sottolinea la gioia della neve che scende, vista come un dono di Dio agli uomini come un evento straordinariamente favorevole.
- come un mulino a vento > la similitudine rende l'idea del movimento della neve: i fiocchi che sospinti dal vento roteano su se stessi.
- una primavera di milioni di farfalle > la similitudine della neve simili alle farfalle bianche in primavera, ma molto più numerose (milioni).
- come un trionfo di panna > Amleto il pasticciere immagina la neve come un'immensa distesa di panna, come un riconoscimento (trionfo, soddisfatto), per il proprio lavoro.
classe
quinta – secondo quadrimestre
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