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La festa della mamma: racconti, descrizioni, poesie e filastrocche, leggende.

E' sicuramente una delle feste più amate dai bambini e dai loro genitori: un'occasione per comunicare alla mamma tutto il bene che le vogliamo. Nel sito sono numerosi i post che potrebbero essere di spunto per le attività educativo didattiche. Ve li propongo, buona lettura! Eccovi i link relativi:  "La mia mamma": tema con schema di lavoro. Tema: La mia mamma (con relativo schema) "Mi ha fatto mia mamma" poesia di Gianni Rodari "La mamma", poesia di Ada Negri "Nostalgia", poesia da dedicare alla mamma di Antonio Giarola "Bambino", poesia di Alda Merini  Filastrocca a rima baciata: "Cara mamma," di Ercole Bonjean Racconto per la Festa della Mamma: unità didattica per la comprensione e l'interpretazione del testo. Accanto alla mamma racconto di Giovanni Papini - Lettura e comprensione del testo Mamma (la mia mamma) poesia di Francesca Jupe Poesia della mamma Festa della mamma Lettera

Correttezza ortografica: per una volta il maestro sei tu.

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Correttezza ortografica Per una volta il maestro sei tu. Correggi le seguenti frasi mettendo l'apostrofo al posto giusto. Lo rso è un animale ghiotto di miele. La irone e la gru vivono vicino al la cqua. La zia di Giacomo è u n a rtista nota. Nel lo rto del nonno cresceranno la glio e li nsalata. L'orso è un animale ghiotto di miele. L'airone e la gru vivono vicino all'acqua. La zia di Giacomo è un'artista nota. Nell'orto del nonno cresceranno l'aglio e l'insalata. Visualizza e stampa con Google Docs

La descrizione degli animali. Tema: Il mio cane. Traccia di lavoro.

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La descrizione degli animali.Traccia di lavoro. Tema Il mio cane Leggo Il cucciolo, un terrier di sei mesi, si accomodò più vicino a lui e da lui ricevette il cibo: una buona pappa di latte e orzo e, ogni tanto, pezzetti di pane imburrato e filetti di pesce accuratamente spinati. Jerry si sentì felicissimo, tanto da insistere maleducatamente presso il padrone per ottenere sempre nuovi bocconcini. Ad un certo punto arrivò persino ad abbaiare per sottolineare la sua richiesta e questo indusse il padrone ad insegnargli “come si parla”. In soli cinque minuti Jerry imparò “siedi”, “cuccia”, “parla”, e capì che per chiedere doveva prima mettersi seduto e poi, senza saltare né muoversi, doveva aspettare finché il cibo gli veniva portato. Brano tratto da Jack London “Jerry e le isole” Traccia del componimento Introduzione Come si chiama? Di che razza è? Qualche cenno sul comportamento. Descrizione Lo descrivo: la corporatura, il colore e la forma del pelo, il

Dettato ortografico

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Dettato ortografico Ieri sono andato a prendere mia cugina all'aeroporto. L'allevatore ha preso dell'erba per i conigli. Giovanni non è stato attento ed è caduto dall'albero. L'aquilone si è impigliato sull'albero. Artur e Andrea fanno le capriole nell'erba. Di notte scattò l'allarme per i pompieri perché era scoppiato l'incendio nell'edificio della banca. La mia mamma va matta per i carciofini sott'olio. Visualizza e stampa con Google Docs

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo I: "Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino".

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I Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino. C’era una volta... – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo  di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da  catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei  caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno  questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio  falegname, il quale aveva nome mastr’Antonio, se  non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della  punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza,  come una ciliegia matura. Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno,  si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la  contentezza, borbottò a mezza voce: – Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino. Detto f

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo II: "Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali".

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II. Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali. In quel punto fu bussato alla porta. – Passate pure, – disse il falegname, senza aver la forza  di rizzarsi in piedi. Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il  quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato,  quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano  col soprannome di Polendina, a motivo della sua  parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di  granturco. Geppetto era bizzosissimo. Guai a chiamarlo Polendina!  Diventava subito una bestia e non c’era più verso di tenerlo. – Buon giorno, mastr’Antonio, – disse Geppetto. – Che cosa fate costì per terra? – Insegno l’abbaco alle formicole. – Buon pro vi faccia! – Chi vi ha portato da me, compar Geppetto? – Le gambe. Sappiate, mastr’Antonio, che son venuto da voi, per chiedervi

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo III: "Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino".

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III Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino. La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava  luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere  più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e  un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva  un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e  accanto al fuoco c’era dipinta una pentola che bolliva allegramente  e mandava fuori una nuvola di fumo, che pareva  fumo davvero. Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi  e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino. – Che nome gli metterò? – disse fra sé e sé. – Lo voglio  chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna.  Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio  il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se  la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina. Quando ebbe trovato

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo IV: "La storia di pinocchio col Grillo-parlante dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro".

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IV La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro. Vi dirò dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto  era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello  di Pinocchio, rimasto libero dalle grinfie del carabiniere, se  la dava a gambe giù attraverso ai campi, per far più presto  a tornarsene a casa; e nella gran furia del correre saltava  greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni d’acqua, tale e  quale come avrebbe potuto fare un capretto o un leprottino  inseguito dai cacciatori. Giunto dinanzi a casa, trovò l’uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entrò dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto,  si gettò a sedere per terra, lasciando andare un gran  sospirone di contentezza. Ma quella contentezza durò poco, perché sentì nella  stanza qualcuno che fece: – Crì - crì - crì! – Chi è che mi chiama? – disse Pinocchio tutto impaurito. – Sono io! Pinocchio

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Verifiche di fine anno (II quadrimestre) di italiano per tutte le classi della scuola primaria

Tema: "Il mio cane" - Schema del testo descrittivo, relativo ad un animale, per la scuola primaria e media