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Verifiche di fine anno (II quadrimestre) di italiano per tutte le classi della scuola primaria

E' ormai tempo di verifiche. In questo post ho raccolto vari link, relativi alla lingua italiana, in cui potrete trovare prove di vario tipo per tutte le classi della scuola primaria che potrebbero esservi utili. Ricordo alle colleghe ed ai colleghi che il motore di ricerca, presente in home page, è ricco di tantissimi argomenti da cui poter trarre spunto per le varie attività didattiche. Buon proficuo lavoro dal maestro Ercole! Verifiche finali di italiano per la classe prima della scuola primaria Verifiche finali di italiano per la classe seconda della scuola primaria Verifiche finali di italiano per la classe terza della scuola primaria Verifiche finali di italiano per la classe quarta della scuola primaria Verifiche finali di italiano per la classe quinta della scuola primaria Ti potrebbero interessare: Schede di grammatica e di analisi logica Scheda di grammatica: i pronomi - Spiegazioni, prove di verifica, ed esercizi di analisi grammaticale Scheda di grammatica: le preposizi

"Pinocchio" di Carlo collodi, capitolo V: "Pinocchio ha fame, e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul più bello la frittata gli vola via dalla finestra".

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V Pinocchio ha fame, e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul più bello la frittata gli vola via dalla finestra.  Intanto cominciò a farsi notte, e Pinocchio, ricordandosi  che non aveva mangiato nulla, sentì un’uggiolina allo  stomaco, che somigliava moltissimo all’appetito. Ma l’appetito nei ragazzi cammina presto; e di fatti  dopo pochi minuti l’appetito diventò fame, e la fame, dal  vedere al non vedere, si converti in una fame da lupi, una  fame da tagliarsi col coltello. Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c’era  una pentola che bolliva e fece l’atto di scoperchiarla, per  vedere che cosa ci fosse dentro, ma la pentola era dipinta  sul muro. Figuratevi come restò. Il suo naso, che era già  lungo, gli diventò più lungo almeno quattro dita. Allora si dette a correre per la stanza e a frugare per  tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po’ di  pane, magari un po’ di pan secco, un crosterello, un osso  avanzato al cane, un p

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo VI: "Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati".

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VI Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati. Per l’appunto era una nottataccia d’inferno. Tuonava  forte forte, lampeggiava come se il cielo pigliasse fuoco, e  un ventaccio freddo e strapazzone, fischiando rabbiosamente  e sollevando un immenso nuvolo di polvere, faceva  stridere e cigolare tutti gli alberi della campagna. Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi: se non che la fame era più forte della paura: motivo per  cui accostò l’uscio di casa, e presa la carriera, in un centinaio  di salti arrivò fino al paese, colla lingua fuori e col fiato  grosso, come un cane da caccia. Ma trovò tutto buio e tutto deserto. Le botteghe erano  chiuse; le porte di casa chiuse; le finestre chiuse; e nella  strada nemmeno un cane. Pareva il paese dei morti. Allora Pinocchio, preso dalla disperazione e dalla fame,  si attaccò al campanello d’una casa, e cominciò a suonare a  distesa, dicendo dentro di sé:

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo VII: "Geppetto torna a casa, e dà al burattino la colazione che il pover'uomo aveva portata con sè".

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VII Geppetto torna a casa, e dà al burattino la colazione che il pover'uomo aveva portata con sè. Il povero Pinocchio, che aveva sempre gli occhi fra il  sonno, non s’era ancora avvisto dei piedi, che gli si erano  tutti bruciati: per cui appena sentì la voce di suo padre,  schizzò giù dallo sgabello per correre a tirare il paletto; ma  invece, dopo due o tre traballoni, cadde di picchio tutto  lungo disteso sul pavimento. E nel battere in terra fece lo stesso rumore, che avrebbe  fatto un sacco di mestoli cascato da un quinto piano. – Aprimi! – intanto gridava Geppetto dalla strada. – Babbo mio, non posso, – rispondeva il burattino  piangendo e ruzzolandosi per terra. – Perché non puoi? – Perché mi hanno mangiato i piedi. – E chi te li ha mangiati? – Il gatto, – disse Pinocchio, vedendo il gatto che colle  zampine davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di  legno. – Aprimi, ti dico! – ripeté Geppetto, – se no quando  vengo in casa, il gatto

"Pinocchio di Carlo Collodi, capitolo VIII: "Geppetto rifà i piedi a Pinocchio e vende la propria casacca per comprargli l'abbecedario".

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Capitolo VIII Geppetto rifà i piedi a Pinocchio e vende la propria casacca per comprargli l'abbecedario. Il burattino, appena che si fu levata la fame, cominciò  subito a bofonchiare e a piangere, perché voleva un paio  di piedi nuovi. Ma Geppetto, per punirlo della monelleria fatta lo lasciò  piangere e disperarsi per una mezza giornata: poi gli  disse: – E perché dovrei rifarti i piedi? Forse per vederti  scappar di nuovo da casa tua? – Vi prometto, – disse il burattino singhiozzando, –  che da oggi in poi sarò buono... – Tutti i ragazzi, – replicò Geppetto, – quando vogliono  ottenere qualcosa, dicono così. – Vi prometto che anderò a scuola, studierò e mi farò  onore... – Tutti i ragazzi, quando vogliono ottenere qualcosa,  ripetono la medesima storia. – Ma io non sono come gli altri ragazzi! Io sono più  buono di tutti e dico sempre la verità. Vi prometto, babbo,  che imparerò un’arte e che sarò la consolazione e il bastone  della vostra vecchiaia.

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo IX: "Pinocchio vende l'abbecedario per andare a vedere il teatro dei burattini".

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IX Pinocchio vende l'abbecedario per andare a vedere il teatro dei burattini. Smesso che fu di nevicare, Pinocchio col suo bravo  Abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che  menava alla scuola: e strada facendo, fantasticava nel suo  cervellino mille ragionamenti e mille castelli in aria, uno  più bello dell’altro. E discorrendo da sé solo diceva: – Oggi, alla scuola, voglio subito imparare a leggere: domani poi imparerò a scrivere e domani l’altro imparerò  a fare i numeri. Poi, colla mia abilità, guadagnerò molti  quattrini e coi primi quattrini che mi verranno in tasca, voglio  subito fare al mio babbo una bella casacca di panno.  Ma che dico di panno? Gliela voglio fare tutta d’argento e  d’oro, e coi bottoni di brillanti. E quel pover’uomo se la  merita davvero: perché, insomma, per comprarmi i libri e  per farmi istruire, è rimasto in maniche di camicia... a questi freddi! Non ci sono che i babbi che sieno capaci di certi  sacrifizi!... Mentre tutto com

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo X: "I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio e gli fanno una grandissima festa; ma sul più bello, esce fuori il burattinaio Mangiafoco, e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine".

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X I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio e gli fanno una grandissima festa; ma sul più bello, esce fuori il burattinaio Mangiafoco, e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine.  Quando Pinocchio entrò nel teatrino delle marionette, accadde un fatto che destò mezza rivoluzione. Bisogna sapere che il sipario era tirato su e la commedia  era già incominciata. Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella, che bisticciavano  fra di loro e, secondo il solito, minacciavano da  un momento all’altro di scambiarsi un carico di schiaffi e  di bastonate. La platea, tutta attenta, si mandava a male dalle grandi  risate, nel sentire il battibecco di quei due burattini, che  gestivano e si trattavano d’ogni vitupero con tanta verità,  come se fossero proprio due animali ragionevoli e due  persone di questo mondo. Quando all’improvviso, che è che non è, Arlecchino smette di recitare, e voltandosi verso il pubblico e accennando  colla mano qualcuno in fondo alla p

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XI: "Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio, il quale poi difende dalla moerte il suo amico Arlecchino".

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XI Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio , il quale poi difende dalla moerte il suo amico Arlecchino.  Il burattinaio Mangiafoco che (questo era il suo nome) pareva un uomo spaventoso, non dico di no, specie con  quella sua barbaccia nera che, a uso grembiale, gli copriva  tutto il petto e tutte le gambe; ma nel fondo poi non era  un cattiv’uomo. Prova ne sia che quando vide portarsi davanti  quel povero Pinocchio, che si dibatteva per ogni verso,  urlando «Non voglio morire, non voglio morire!», principiò  subito a commuoversi e a impietosirsi e, dopo aver resistito un bel pezzo, alla fine non ne poté più, e lasciò  andare un sonorissimo starnuto. A quello starnuto, Arlecchino, che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente, si fece tutto  allegro in viso, e chinatosi verso Pinocchio, gli bisbigliò  sottovoce: – Buone nuove, fratello. Il burattinaio ha starnutito, e questo è segno che s’è mosso a compassione per te, e oramai  sei salvo. Pe

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