Le morti sul lavoro in ITALIA: ricerca per la scuola primaria e media

Ricerca relativa alle morti sul lavoro in Italia In Italia, purtroppo, le morti sul lavoro sono ancora una triste realtà. Nel 2023, si sono verificati 1.322 infortuni mortali, con un incremento del 3,1% rispetto all'anno precedente. https://www.vegaengineering.com/wp-content/uploads/2022/03/Report-Annuale-Statistiche-Infortuni-sul-lavoro-Lavoro-Osservatorio-Sicurezza-Vega-Engineering-31-12-21.pdf Evitare completamente le morti sul lavoro è un obiettivo ambizioso, ma è possibile ridurle drasticamente implementando diverse misure di prevenzione, che coinvolgono diversi attori: Datori di lavoro: Valutare attentamente i rischi: Ogni datore di lavoro è obbligato a valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei propri lavoratori, aggiornando periodicamente la Valutazione dei Rischi (VRD). Adottare misure di prevenzione e protezione: Sulla base della VRD, devono essere adottate misure di prevenzione e protezione adeguate, che includono la fornitura di dispositivi di protezione in

"Pinocchio di Carlo Collodi, capitolo XXI: "Pinocchio è preso da un contadino, il quale lo costringe a far da guardia a un pollaio".

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XXI
Pinocchio è preso da un contadino, il quale lo costringe a far da guardia a un pollaio.

Pinocchio, come potete figurarvelo, si dette a piangere, a strillare, a raccomandarsi: ma erano pianti e grida inutili, perché lì all’intorno non si vedevano case, e dalla strada non passava anima viva.
Intanto si fece notte.
Un po’ per lo spasimo della tagliuola, che gli segava gli
stinchi, e un po’ per la paura di trovarsi solo e al buio in mezzo a quei campi, il burattino principiava quasi a svenirsi; quando a un tratto vedendosi passare una Lucciola di sul capo, la chiamò e le disse:
– O Lucciolina, mi faresti la carità di liberarmi da questo supplizio?...
– Povero figliuolo! – replicò la Lucciola, fermandosi
impietosita a guardarlo. – Come mai sei rimasto colle gambe attanagliate fra codesti ferri arrotati?
– Sono entrato nel campo per cogliere due grappoli di
quest’uva moscadella, e...
– Ma l’uva era tua?
– No...
– E allora chi t’ha insegnato a portar via la roba degli
altri?...
– Avevo fame...
– La fame, ragazzo mio, non è una buona ragione per
potere appropriarsi la roba che non è nostra...
– È vero, è vero! – gridò Pinocchio piangendo, – ma
un’altra volta non lo farò più.
A questo punto il dialogo fu interrotto da un piccolissimo rumore di passi, che si avvicinavano.
Era il padrone del campo che veniva in punta di piedi a
vedere se qualcuna di quelle faine, che mangiavano di nottetempo i polli, fosse rimasta al trabocchetto della tagliuola.
E la sua maraviglia fu grandissima quando, tirata fuori
la lanterna di sotto il pastrano, s’accorse che, invece di una faina, c’era rimasto preso un ragazzo.
– Ah, ladracchiòlo! – disse il contadino incollerito, –
dunque sei tu che mi porti via le galline?
– Io no, io no! – gridò Pinocchio, singhiozzando. – Io
sono entrato nel campo per prendere soltanto due grappoli d’uva!...
– Chi ruba l’uva è capacissimo di rubare anche i polli.
Lascia fare a me, che ti darò una lezione da ricordartene per un pezzo.
E aperta la tagliuola, afferrò il burattino per la collottola e lo portò di peso fino a casa, come si porterebbe un agnellino di latte.
Arrivato che fu sull’aia dinanzi alla casa, lo scaraventò
in terra: e tenendogli un piede sul collo, gli disse:
– Oramai è tardi e voglio andare a letto. I nostri conti li aggiusteremo domani. Intanto, siccome oggi mi è morto il cane che mi faceva la guardia di notte, tu prenderai subito il suo posto. Tu mi farai da cane di guardia. Detto fatto, gl’infilò al collo un grosso collare tutto coperto di spunzoni di ottone, e glielo strinse in modo da non poterselo levare passandoci la testa dentro. Al collare c’era attaccata una lunga catenella di ferro: e la catenella era fissata nel muro.
– Se questa notte, – disse il contadino, – cominciasse a piovere, tu puoi andare a cuccia in quel casotto di legno, dove c’è sempre la paglia che ha servito di letto per quattr’anni al mio povero cane. E se per disgrazia venissero i ladri, ricordati di stare a orecchi ritti e di abbaiare.
Dopo quest’ultimo avvertimento, il contadino entrò in
casa chiudendo la porta con tanto di catenaccio: e il povero Pinocchio rimase accovacciato sull’aia, più morto che vivo, a motivo del freddo, della fame e della paura. E di tanto in tanto, cacciandosi rabbiosamente le mani dentro al collare, che gli serrava la gola, diceva piangendo:
– Mi sta bene!... Pur troppo mi sta bene! Ho voluto
fare lo svogliato, il vagabondo... ho voluto dar retta ai cattivi compagni, e per questo la sfortuna mi perseguita sempre.
Se fossi stato un ragazzino per bene, come ce n’è tanti, se avessi avuto voglia di studiare e di lavorare, se fossi rimasto in casa col mio povero babbo, a quest’ora non mi troverei qui, in mezzo ai campi, a fare il cane di guardia alla casa d’un contadino. Oh, se potessi rinascere un’altra volta!... Ma oramai è tardi, e ci vuol pazienza!
Fatto questo piccolo sfogo, che gli venne proprio dal
cuore, entrò dentro il casotto e si addormentò.

Comprensione del testo

  1. Perché Pinocchio rimase imprigionato nella tagliola?
  2. A chi chiede aiuto Pinocchio?
  3. Perché si sorprese il contadino quando vide che aveva preso un burattino?
  4. Dove finì Pinocchio? Chi doveva sostituire?
Interpretazione del testo
  1. Di cosa si pente Pinocchio?
  2. Perché ha rubato l'uva?
  3. Perché Pinocchio si pente?


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