Guizzino
In un angolo lontano
del mare viveva una famiglia di pesciolini tutti rossi. Solo uno era
nero.Nuotava più veloce
degli altri, si chiamava Guizzino.Un brutto giorno, un
grosso tonno feroce e molto affamato apparve tra le onde. In un solo
boccone ingoiò tutti i pesciolini rossi.Solo Guizzino riuscì a
fuggire.Nuotò lontano, era
spaventato e molto triste. Ma il mare era pieno di sorprese. Guizzino
vide una medusa dai colori dell’arcobaleno, tanti pesci, tantissime
conchiglie e un ‘anguilla lunghissima.Nuotando tra una
meraviglia e l’altra Guizzino si sentì di nuovo felice.
La
tartarughina malinconica
Mamma
orsa era davvero triste a vedere quella tartarughina malinconica che
stava sotto gli alberi a sospirare. Era
sola, senza nessuno, infatti tutti i suoi amici erano partiti in
vacanza e lei, la piccola tartaruga, era rimasta a casa perché aveva il morbillo. Mamma
orsa pensò di rimediare e cercò qualcosa da regalare a quella
piccola tartaruga. Andò a vedere nel suo baule e trovò un bel pezzo
di stoffa colorata. Pensò
e pensò finché non le venne una bella idea … Passarono
un po’ di giorni di gran lavoro per mamma orsa, ma alla fine si
sentì soddisfatta. Aveva confezionato un bel cappellino e quattro
scarpette colorate per la tartarughina. Le
impacchettò e le portò alla piccola che quando le vide fu felice e
tornò a sorridere.
(fine seconda - inizio terza)
L’uccello
in pantaloni
Il
signor Uccello aveva trascorso il freddo inverno rannicchiato sul
fondo di una vecchia cassetta della posta. Quando la temperatura si
fece più mite si sentì rinascere. Si tolse la cuffia e i pantaloni
di lana e li sostituì con un berretto a quadretti e dei pantaloncini
rossi con grossi bottoni neri.Fece
poi qualche esercizio di ginnastica, strofinò il becco contro una
radice, mangiò un vermiciattolo grigio, raccolse qualche violetta e
cantò una canzone.Tutto
contento volò quindi verso la città e si posò sul prato di un
giardino pubblico. Lo vide un negoziante di animali, lo catturò e lo
mise in una gabbietta con un cartello: “Novità:
uccello in pantaloncini”.
(fine seconda - inizio terza)
Il
mugnaio e il gatto
In
un vecchio mulino vivevano un mugnaio spilorcio (avaro) e un esercito
di topi che si divertivano come matti a rosicchiare tutto.Il
mugnaio, stufo dei disastri dei topi, decise di comprare un gatto per
liberarsi di loro.L’avarizia
del mugnaio, però, era così grande che non dava mai da mangiare al
povero gatto e lo riempiva di calci ogni volta che questi si
lamentava.Il
gatto, debole per le botte e la fame, decise di vendicarsi.Si
mise d’accordo con i topi e li aiutò a mangiare tutto ciò che
trovavano nel mulino.Fu
così che il mugnaio continuava a scoppiare dalla rabbia quando
vedeva correre come razzi il gatto seguito da un esercito allegro di
topi belli grassi.
La gallina
ubriaca
Una
gallina curiosa e ingorda fece un breve volo e si posò sul tavolo.
Meo, il contadino, aveva lasciato lì un mezzo bicchiere di vino e la
gallina ci ficcò il becco. Bevve e continuò a bere. Dopo un po’
cominciò a vedere due bicchieri, due tavoli, un doppio pollaio.
Cercò di camminare, ma non si reggeva in piedi e cadde. Quando si
rialzò credeva di essere un gallo. Cominciò a canticchiare proprio
come un galletto. Quel giorno depose un uovo che sapeva di vino.
(fine seconda - inizio terza)
Le
lacrime del coccodrillo
Scendono
a cascata le lacrime del coccodrillo dentro le acque del grande
fiume. La luna osserva e ride. Chiede un po’ di luce al sole in
ombra e fotografa l’immagine. Piange il coccodrillo, piange per la
piccola e fragile gazzella che correva felice tra le rive del fiume.
Non correrà più ora, non potrà più cibarsi della gustosa erbetta
che cresce vicino alle acque del grande fiume. A questo pensiero le
lacrime aumentano insieme al dispiacere ed alla tristezza infinita
per quegli istanti di cattiveria. La faccia gialla scompare nel buio
del cielo, si sente ancora più solo. Infine perde coscienza e giunge
liberatore il sonno. Dorme per poche ore, lo risveglia un flebile
raggio di luce. E’ iniziato il cammino dell’alba. La prima
sensazione è quella di un grande vuoto. Brontola sempre di più il
suo amico stomaco e chiede di essere riempito. Come ogni mattina, a
quel segnale, non può in alcun modo dire no; entra dentro al
cespuglio più folto e vicinissimo al fiume. Aspetta. Ecco che tende
verso l’azzurro del cielo le enormi fauci, mentre l’acquolina
scorre generosa tra due magnifiche fila di denti affilati ed aguzzi.
Ora è pronto per il salto, com’è bella la tenera gazzella! Si
alza e ricade; lo stomaco tace. L’alba termina il suo cammino, è
luce piena. Il coccodrillo si addormenta. Riapre gli occhi nel buio
della notte. E’ triste, si immerge lentamente tra le acque del
fiume che lo accolgono e lo confortano. Piange e ripensa alla giovane
e tenera gazzella, a come gustava felice la gustosa erbetta. Non sa
darsi pace e soffre, soffre per la malvagità che ha dentro. Infine,
stanco, sfibrato dalle emozioni del giorno, si addormenta. Lo avvolge
la calda coperta dell’acqua e della melma. La luna osserva e ride.
Ercole
Bonjean - (classe quinta - prima media)
Felici
come una Pasquetta
C’era
una volta, e ci sarà ancora per i prossimi 200 anni, una casetta in
collina con un grande cortile, un piccolo orticello ed una splendida
vigna capace di attirare i migliori raggi del Signore del Fuoco. In
quel luogo vive una famiglia che nell’era robotica non ha né tv
digitali, né personal computer. Al posto di queste diavolerie
preferiscono una folta schiera di galline che sfornano uova che sanno
di uovo; le furbone non fanno altro che copiare vigna Uva che fa il
vino che è vino, la osservano sino a diventare più brave di lei. La
piccola fattoria è guidata da un piccolo diavoletto, Diavolina
appunto, la quale fa filare tutti con la forza di una voce squillante
da comandante della marina militare. Giorni or sono ha avuto un’idea
a dir poco geniale nata dalla passione per il cioccolato e dalla
perfetta conoscenza delle straordinarie capacità di Ovetta la
gallinella da uovo GIGA. Convoca il papà, la mamma, le sorelline e
li spedisce al supermercato GOLD dove vendono cacao BRASIL e ITALIAN
NATURAL SUGAR. La sera prepara, da sola, in gran segreto, il
pastone del giorno: vi aggiunge il cacao, lo zucchero e lo gira ben
bene. Al solito canto del gallo lo porta ad Ovetta che tuttavia non
sembra gradire la dolce novità. Trascorrono i giorni ed altro
non viene fuori che il solito uovo GIGA. E’ il primo mattino quando
suonano con gioia le campane: è Pasqua! Sole forte, cielo azzurrino,
qualche nuvoletta bianca bianca. Solo Ovetta è triste, non è
riuscita ad esaudire il desiderio della padroncina, non fa neanche il
solito uovo GIGA. Ma Diavolina la perdona e la accarezza, non le
importa dell’uovo Natural Pasqua ed inaspettatamente la consola.
Dormono insieme e si stringono; si riscaldano. Al canto di
Rompiglione si svegliano con l’aria della cameretta invasa da un
piacevole e raffinato odore di cioccolato che è cioccolato. Ridono
per tutto il giorno le due monelle. Da oggi Ovetta si chiamerà
Pasquetta, per colpa del primo ed ultimo uovo di cioccolato della
storia dei volatili terrestri. Nessuno saprà mai nulla di tutto
questo e perché è avvenuto: mi raccomando mantenete la privacy,
parola che in italiano significa privato, segreto. Shhhh! Mi
raccomando.
Ercole
Bonjean (classe
quinta)
La
volpe con la pancia piena
L'inverno
era ormai alle porte. Gli alberi privi di foglie non offrivano più
alcun riparo ed i piccoli animali si erano già preparati ad
affrontare il freddo. Una giovane volpe vagava solitaria in cerca di
un po' di cibo con il quale placare quella fame terribile che l'aveva
colpita. Erano molti giorni che non mangiava. Le sue abituali prede
si erano rifugiate in caldi ripari nutrendosi con le scorte
alimentari raccolte durante l'estate ed era impossibile stanarli.
Così, il povero animale camminava sconsolato pensando che la fame
era veramente una brutta nemica. All'improvviso, un profumo delizioso
le stuzzicò le narici. La volpe si avvicinò al punto da cui si
propagava l'inaspettata fragranza e finalmente vide un enorme pezzo
d'arrosto premurosamente sistemato nell'incavo di una quercia.
Sicuramente era il pranzo dimenticato da qualche pastore. L'animale
si intrufolò nella cavità della pianta, riuscendo ad entrarvi con
molta fatica. Quando si trovò all'interno del buco poté placare la
propria irresistibile fame, divorando la carne in un boccone.
Trascorsi alcuni minuti, la volpe con la pancia spaventosamente
piena, decise di uscire dall'incavo per tornare all'aperto. Ma appena
tentò di oltrepassare il buco dal quale era entrata scoprì di non
essere più in grado di superarlo! Aveva mangiato troppo ed era
diventata molto più grossa rispetto a prima. Spaventatissima si
sforzò cosi tanto per uscire che alla fine rimase irreparabilmente
incastrata nella fenditura! Lo sfortunato animale iniziò a gridare
finché una seconda volpe passando la vide e saputo quanto accaduto
disse: "E' inutile strillare. Avresti dovuto avere pazienza ed
aspettare tranquilla all'interno della pianta fino a quando la tua
pancia non diminuiva. Invece l'impulsività ti ha ridotto in questa
condizione e dovrai comunque aspettare finché non smaltirai ciò che
hai mangiato". Così, la povera volpe rimase incastrata nella
cavità per più di un giorno, rimpiangendo il calduccio che avrebbe
trovato se avesse aspettato paziente all'interno della quercia.(classe
quinta)
La
zanzara e il leone
C'era
una piccola zanzara assai furba e spavalda. Stanca di giocare con le
solite amiche, decise un giorno, di lanciare una sfida al Re della
foresta. Si presentò così davanti al sovrano che era il leone e lo
salutò con un rispettoso inchino. Il grande Re che era intento a
schiacciare uno dei suoi pisolini più belli lungo la riva di un
fiume, lanciò una distratta occhiata all'insetto. "Oh!
Buongiorno". Rispose Sua Maestà spalancando la bocca in un
possente sbadiglio. La zanzara disse: "Sire, sono giunta davanti
a Voi per lanciarvi una sfida!" Il leone, un po' più
interessato, si risvegliò completamente e si mise ad ascoltare. 'Voi
" continuò l'insetto "credete di essere il più forte
degli animali eppure io dico che se facessimo un duello riuscirei a
sconfiggervi!" Il Sovrano divertito disse: "Ebbene se sei
tanto sicura,proviamo!" In men che non si dica il piazzale si
riempì di animali d'ogni genere desiderosi di assistere alla sfida.
Il " Singolar Tenzone" ebbe inizio. L'insetto andò
immediatamente a posarsi sul largo naso dell'avversario cominciando a
pungerlo a più non posso. Il povero leone preso alla sprovvista
tentò con le sue enormi zampe di scacciare la zanzara ma, invece di
eliminarla, egli non fece altro che graffiarsi il naso con i suoi
stessi artigli. Estenuato, il Re della foresta, si gettò a terra
sconfitto. Così, la piccola zanzara fu acclamata da tutti i
presenti. Levandosi in volo colma di gioia, la zanzara non si accorse
però della tela di un ragno tessuta tra due rami e andò ad
imprigionarvisi proprio contro. Intrappolato in quell'infida
ragnatela l'insetto scoppiò in lacrime, consapevole del pericolo che
stava correndo. Fortunatamente il leone, che aveva assistito alla
scena, con una zampata distrusse la tela e liberò la piccolina
dicendo:"Eccoti salvata mia cara amica. Ricordati che esiste
sempre qualcuno più forte di te! E questo me lo hai insegnato
proprio tu!" La zanzara, da quel giorno imparò a tenere un po'
a freno la propria spavalderia.(classe
quinta)
L’asino
carico di sale e di spugne
Un
asino per guadagnarsi la razione di cibo quotidiana doveva portare
sempre carichi molto pesanti. E spesso l’asinello si lamentava
della sua triste sorte. Un giorno il suo padrone gli affidò un
carico di sale mostruosamente pesante da portare al paese vicino.
L’asinello si mise in cammino e lamentandosi con la lingua a
penzoloni per la fatica, arrivò ad un fiume. Sempre più adirato per
la sua triste sorte, cominciò a immergersi nelle tiepide acque ,ma
più procedeva più l’acqua diventava profonda tanto che doveva
tenere la testa alta per non affogare. A questo punto accadde
qualcosa di molto interessate : piano piano i due sacchi pieni di
sale magicamente divennero molto leggeri. L’asinello si stupì
molto ma contento e soddisfatto decise di abbeverarsi un po’ al
fiume e poi di ripartire. Quando bevve sentì che l’acqua era
salata e disse:- A questo mondo succedono cose proprio strane..i
carichi da pesanti diventano leggeri e le acque dei fiumi da dolci
diventano salate. Oggi mi è andata proprio molto bene , il carico
che era pesantissimo ora non lo è più. Così dicendo riprese il
sentiero , ma quando arrivò dal commerciante che aveva ordinato il
sale si prese un bel numero di legnate perché si infuriò vedendo
che i sacchi erano vuoti. Tornato nella sua stalla raccontò agli
amici quello che era successo ed aggiunse: -Da ora in poi sceglierò
solo carichi molto leggeri!! Così il giorno dopo gli fu affidato un
carico di spugne , ma quando si trattò di attraversare il fiume le
spugne divennero pesanti come pietre e l’asino affogò.(classe
quarta - classe quinta)
Una
volpe poco astuta
Una
volpe affamata, nel cuore della notte, si recò in un pollaio per
soddisfare la sua fame con una grossa gallina. Riuscì ad entrare
passando attraverso un punto del recinto dove si era creato un
piccolo buco. Le galline dormivano, ma il gallo aveva un occhio e un
orecchio aperti e capì cosa stava succedendo. Spiccò un salto e si
mise sul punto più alto del pollaio. Quando la volpe entrò, con un
balzo le fu addosso e, con pochi colpi di becco ben dati, la
costrinse alla fuga. Le galline furono salve e la volpe dovette
recarsi dal veterinario per farsi medicare le ferite.
Ercole
Bonjean - (classe seconda - classe terza)
La
fine di un’amicizia
Il
cane e il gatto una volta erano amici: dormivano insieme, mangiavano
in compagnia, giocavano d’amore e d’accordo. Accadde però che un
giorno il gatto si specchiò sulle rive di un laghetto e, molto
contento di se stesso, pensò di essere il più bello, il più
elegante degli animali. Da quel giorno guardò il cane con aria di
superiorità, si sentiva il re degli animali. Il cane che non era
certo bello (si trattava di un povero bassotto) se la prese a male.
Fu così che i due animali non si poterono più vedere, il cane
giocava con i cani, il gatto con il gomitolo della padrona. Finì per
sempre l’amicizia, divennero nemici.
Ercole
Bonjean - (classe terza)
La
scuola di cioccolato
Un
giorno il Ministro della Pubblica Istruzione, pensò di cambiare i
programmi e l’organizzazione delle scuole elementari. Una
sera al telegiornale dichiarò: - Finiamola con questa scuola dove i
bambini devono studiare per ore ed ore, eseguire i compiti e non fare
mai niente che li renda felici. Da ora in poi a scuola ci si
dovrà divertire. Tutte le aule dovranno essere piene di giochi, e di
tanti bei dolci: cioccolata, caramelle e tanta tanta Coca Cola. I
maestri e le maestre dovranno organizzare feste e giochi, e numerose
gite divertenti. Dovranno essere proiettati film e cartoni animati
intelligenti. Facendo così i bambini ameranno la scuola e di
conseguenza studieranno di più; è tanto semplice. La notizia fece
il giro del mondo e tutti lodarono la magnifica iniziativa. I bambini
erano felici e già si leccavano i baffi. L’unico ad essere un po’
arrabbiato era il Ministro dell’Economia. Tra sé pensava: “Come
faremo a pagare tutti quei giochi, tutti quei dolci, povero me”. I
più contenti erano invece i pasticcieri, le industrie di
giocattoli e quelle del cinema. Venne il primo giorno di scuola, il
giorno tanto atteso. La scuola era stata ricoperta di cioccolato
finissimo e i bimbi vi saltarono sopra in massa. Tutti i bambini
aspettavano felici il suono della prima campanella. Quando giunse il
momento fatidico corsero come matti nelle aule. Cominciarono a
mangiare caramelle e pizzette e a bere fiumi di Coca Cola. Quando
furono sazi saltarono sui giochi, liberi e contenti. Poi i maestri li
portarono a vedere i cartoni intelligenti. Finì il primo giorno di
scuola e i bambini tornarono a casa sporchi (di cioccolato), ma
felici. I giorni trascorsero con grande allegria; i bambini
finalmente amavano la scuola. Solo qualche genitore si lamentò:
-Potevano però portare qualche gelato. Dopo cinque anni il Ministro
della Pubblica Istruzione presentò una relazione in Parlamento: -
L’esperimento ha avuto un grande successo, la nostra scuola è la
prima nel mondo, le statistiche parlano chiaro. Qualche anno dopo nei
vari telegiornali venivano trasmesse strane notizie: crollavano ponti
e dighe, aerei impazziti perdevano la rotta nei cieli , al posto del
cuore ad un paziente era stato trapiantato il fegato, un maestro
venne arrestato perché insegnava la grammatica. Una sola buona
notizia appariva nella pagina economica dei giornali: l’Italia era
diventata la prima nazione del mondo per la produzione della
cioccolata.
Ercole
Bonjean (classe
quinta - prima media)
I
due corvi
Tanti
anni fa, quando i treni andavano a vapore e buttavano fuori grandi
sbuffi di fumo nero, i corvi erano gialli. Due corvi che vivevano
nel bosco insieme agli altri uccelli, non riuscivano a
rassegnarsi alla loro voce gracchiante. Così un giorno scesero a
valle ed inseguirono il fischio del treno, volarono in mezzo al fumo
nero ma non riuscirono a catturare il fischio. "Eppure un giorno
riusciremo a prendere quel fischio e faremo morire d'invidia tutti
gli uccelli del bosco" pensavano i due corvi. Prova e riprova
passarono gli anni e i due corvi gialli diventarono sempre più neri.
Quando nacquero i piccoli erano neri anche loro e ancora oggi i corvi
sono neri come il fumo che usciva dalle locomotive quando i treni
andavano a vapore.(classe
terza - classe quarta)
Il leone e il cagnolino
C'era una volta, a Londra, un luogo con delle grandi gabbie che si potevano visitare anche consegnando cani o gatti da dare in pasto alle belve.
Arrivò un tale che portò un cane randagio. Fu fatto entrare e il cagnolino venne gettato nella gabbia del leone.
La bestiola si andò a rannicchiare in un angolo e, quando il leone si avvicinò e lo annusò, si rovescio sulla schiena con le zampette per aria e dimenò la coda.
Il leone lo tastò con la zampa, ma non gli fece niente. A sera, quando il leone si coricò per dormire, il cagnolino si stese accanto a lui.
Leone e cagnolino vissero un anno insieme, nella medesima gabbia.
Un giorno il cagnolino si ammalò e morì.
Il leone non smetteva di fiutare la bestiola, la carezzava e la scuoteva con la zampa. Quando ebbe capito che il suo compagno era morto, diventò furioso e rifiutò il cibo.
Il giorno dopo, il guardiano tentò di portare via il cane morto, ma il leone non lo lasciò avvicinare; resto per cinque giorni coricato con il cagnolino tra le zampe.
Il sesto giorno morì.
Lev Tolstoj
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