La Pasqua: racconti, poesie, filastrocche, utili per gli iter educativo - didattici.

Eccovi una serie di link che affrontano il tema della Pasqua. Non è detto che non possano risultare utili per l'elaborazione di percorsi educativo - didattici di vario tipo. Per ordine cronologico: "Gesù" di Giovanni Pascoli "Pasqua" di Ada Negri Racconto pasquale: "Aria di Pasqua" di Giovanni Verga "Alleluja" di Angiolo Silvio Novaro "Resurrezione" di Alessandro Manzoni "La domenica dell'ulivo" di Giovanni Pascoli "Pasqua" di Giovanni Gozzano Racconto di Pasqua: "La leggenda della passiflora". "Il pianto della Madonna" di Angiolo Silvio Novaro Fiaba antica: "Il drago e l'uovo di Pasqua "Dall'uovo di Pasqua" di Gianni Rodari "Pasqua" di Gianni Rodari Cronaca delle vacanze pasquali Decodificare un racconto: "Felici come una Pasquetta" Racconto di Pasqua con schema di lavoro: "Il coniglio Pasqualino

Leonardo da Vinci: lettura e comprensione del testo di favole per la scuola primaria.

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L'ostrica e il topo


Un'ostrica si ritrovò, insieme a tanti altri pesci, dentro la casa di un pescatore, poco distante dal mare.
- Qui si muore tutti - pensò l'ostrica guardando i suoi compagni che boccheggiavano sparpagliati per terra.
Passò un topo.
- Topo, ascolta! - disse l'ostrica. - Mi porteresti fino al mare?
Il topo la guardò: era un ostrica bella e grande e doveva avere una bella polpa sostanziosa.
- Certo - rispose il topo, che aveva ormai deciso di mangiarsela, - però ti devi aprire perché non posso trasportarti così chiusa.
L'ostrica si dischiuse con cautela e il topo, subito, ci ficcò dentro il muso per addentarla. Ma, nella fretta, il topo la mosse un po' troppo e l'ostrica si richiuse di scatto imprigionando la testa del roditore. Il topo strillò. La gatta lo udì. Accorse con un balzo e lo mangiò.


Leonardo da Vinci


Il pesco e il noce


Un pesco, che viveva accanto al noce, guardava con invidia il ramo del suo compagno carico di frutti. “Perché lui deve avere tante noci – pensava – mentre io ho così poche pesche? Non è giusto. Voglio provare a fare come lui”. “Non ti ci provare – disse un giovane susino che gli aveva letto nel pensiero – non vedi che rami grossi ha il noce?
Non vedi che tronco robusto? Ciascuno deve dare secondo le proprie forze. Pensa a fare delle buone pesche, è la qualità che importa, non la quantità”. Ma il pesco, accecato dall'invidia, non volle ascoltare. Chiese alle sue radici di succhiare più sostanza dalla terra, alle sue fibre di far scorrere più linfa, ai suoi rami di fiorire di più, ai suoi fiori di trasformarsi in frutti, finché, giunta la stagione, si trovò carico di pesche da capo a piedi. Ma le pesche aumentavano di peso e i rami non potevano sostenerle; e nemmeno il tronco poteva reggere tutti quei rami pieni di pesche. Con un gemito il pesco si piegò, poi, con un grande schianto, il tronco si spezzò e tutte le pesche caddero ai piedi del noce.


Leonardo Da Vinci


Analisi del testo
  1. Perché il pesco invidiava il noce?
  2. Cosa gli consiglia il susino?
  3. Cosa fa il pesco per aumentare i suoi frutti?
  4. Perché il tronco del pesco si spezza?
Interpretazione del testo
  • Su che cosa ti vuol far riflettere questa favoletta?
La leonessa


I cacciatori, armati di lance e di acuminati spiedi, si avvicinavano in silenzio. La leonessa, che stava allattando i suoi piccoli, fiutò l'odore e avvertì subito il pericolo. Ma ormai era troppo tardi, i cacciatori erano arrivati da lei pronti a colpirla.
Alla vista di quelle armi la leonessa, impaurita, voleva fuggire, ma subito pensò che la sua fuga avrebbe lasciato i suoi figli in mano ai cacciatori. Perciò decisa a difenderli, abbassò lo sguardo per non vedere le punte minacciose di quei ferri che l'atterrivano, e con un balzo disperato piombò in mezzo ai cacciatori mettendoli in fuga.
Il suo grande coraggio la salvò.


Leonardo da Vinci


Tratto fa "Favole e leggende" casa editrice Giunti - Junior


Il leone e l'agnello


Un giorno, a un leone in gabbia, portarono per cibo un agnellino. Era così innocente e umile quell'agnello, che non ebbe paura del leone, ma gli andò vicino come se fosse stato la sua mamma, e lo guardò con occhi pieni di devozione e di stupore.
Il leone, disarmato da tanta fiduciosa innocenza, non ebbe cuore di ucciderlo e, brontolando, rimase con la fame in corpo.


Leonardo da Vinci


Tratto da "Favole e leggende" di Leonardo da Vinci (Giunti Junior)


Il pavone


Sperava di ritornare presto, ma i giorni passavano senza che lui si facesse vedere. Gli animali del cortile avevano fame e sete; perfino il gallo non cantava più.
Stavano tutti immobili, per non consumare le forze, sotto l'ombra di una pianta.
Soltanto il pavone, anche quel giorno, si levò barcollando sulle zampe, aprì a ventaglio la sua grande e variopinta coda, e incominciò a passeggiare avanti e indietro.
"Mamma - domandò una magra gallinella alla chioccia - perché il pavone fa la ruota tutti i giorni?".
"Perché è vanesio, figlia mia; e l'ambizione è un vizio che scompare solo con la morte".


Leonardo da Vinci


Tratto da "Favole e leggende" casa editrice Giunti - Junior


La volpe e la gazza


Una volpe affamata capitò, un giorno, sotto un albero dove s'era posato un branco di gazze rumorose. La volpe, nascosta, incominciò a osservarle, e si accorse che quegli uccelli erano sempre in cerca di cibo e non avevan paura di posarsi e di beccare nemmeno sulle carcasse degli animali.
"Proviamo" disse fra sé la volpe.
Piano piano, senza farsi sentire, si mise lunga distesa, restando immobile, a bocca aperta, come se fosse morta.
Dopo un po' la gazza la vide e subito si buttò giù dall'albero.
Si avvicinò alla volpe e, credendola morta, incominciò a beccarle la lingua.
Così lasciò la testa nella bocca della volpe come in una tagliola.


Leonardo da Vinci


Tratto da "Favole e leggende" casa editrice Giunti - Junior


Il cedro e l'uragano


Un cedro s'ergeva tra tante piante sorelle; ma gli pareva che la sua bellezza non avesse intorno abbastanza spazio per essere ammirata.
Pregò allora il padrone di tagliare le piante che lo accerchiavano.
Il padrone lo accontentò subito. Sradicò tutte le piante, le segò, le accatastò al sole, affinché disseccassero bene per far fuoco l'inverno futuro.
Senonché si levò un vento furioso, una vera bufera. Il cedro, rimasto solo a fronteggiare l'uragano, fu vinto.
Percosso da ogni parte cadde sconquassato.
La vanità l'aveva vinto.


Leonardo da Vinci


Lettura e comprensione del testo:
  • Quali sono i protagonisti della storia?
  • Cosa chiede il cedro al padrone? Perché?
  • Cosa fece il padrone?
  • Cosa accadde quando arrivò il vento e la bufera?
Interpretazione del testo:
  • Perché il cedro non vuole più piante attorno a sé?
  • Perché l'uragano distrusse il cedro?
  • Cos'è la vanità?
  • Ti è piaciuta questa storia? Quale insegnamento se ne può ricavare?

Nota dell'insegnante ai bambini


La metafora del cedro ci insegna che non dobbiamo sentirci superiori agli altri. L'uomo, proprio come il cedro, "da solo vale meno di una formica".
Racconta una breve storia sulla presunzione.


Allegrezza ...


"Chi è l'animale più allegro di  tutti?" chiesero una volta ad un vecchio contadino.
"E' il gallo" rispose il contadino. "Il gallo e l'allegria sono la stessa cosa. Si rallegra quando nasce il giorno, e canta; si rallegra quando spunta il sole, e canta; corre, salta, combatte e scherza, cantando sempre, felice e contento, e tutto il cortile lo ascolta e si rallegra".
... e tristezza
"E l'animale più triste?" domandarono ancora al saggio contadino.
"L'animale più triste è il corvo" rispose. "La tristezza rassomiglia proprio a lui.
Quando nel nido si schiudono le uova e gli nascono i figlioli, il corvo, nel vederli così spennati e bianchi, fugge per il gran dolore e li abbandona. Si ritira a piangere sopra un albero vicino, rifiutando di nutrirli. Poi, finalmente, si accorge che sulla loro pelle incominciano a spuntare le prime penne nere, e allora ritorna.

Leonardo da Vinci






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