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La festa della mamma: racconti, descrizioni, poesie e filastrocche, leggende.

E' sicuramente una delle feste più amate dai bambini e dai loro genitori: un'occasione per comunicare alla mamma tutto il bene che le vogliamo. Nel sito sono numerosi i post che potrebbero essere di spunto per le attività educativo didattiche. Ve li propongo, buona lettura! Eccovi i link relativi:  "La mia mamma": tema con schema di lavoro. Tema: La mia mamma (con relativo schema) "Mi ha fatto mia mamma" poesia di Gianni Rodari "La mamma", poesia di Ada Negri "Nostalgia", poesia da dedicare alla mamma di Antonio Giarola "Bambino", poesia di Alda Merini  Filastrocca a rima baciata: "Cara mamma," di Ercole Bonjean Racconto per la Festa della Mamma: unità didattica per la comprensione e l'interpretazione del testo. Accanto alla mamma racconto di Giovanni Papini - Lettura e comprensione del testo Mamma (la mia mamma) poesia di Francesca Jupe Poesia della mamma Festa della mamma Lettera

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XI: "Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio, il quale poi difende dalla moerte il suo amico Arlecchino".

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XI Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio , il quale poi difende dalla moerte il suo amico Arlecchino.  Il burattinaio Mangiafoco che (questo era il suo nome) pareva un uomo spaventoso, non dico di no, specie con  quella sua barbaccia nera che, a uso grembiale, gli copriva  tutto il petto e tutte le gambe; ma nel fondo poi non era  un cattiv’uomo. Prova ne sia che quando vide portarsi davanti  quel povero Pinocchio, che si dibatteva per ogni verso,  urlando «Non voglio morire, non voglio morire!», principiò  subito a commuoversi e a impietosirsi e, dopo aver resistito un bel pezzo, alla fine non ne poté più, e lasciò  andare un sonorissimo starnuto. A quello starnuto, Arlecchino, che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente, si fece tutto  allegro in viso, e chinatosi verso Pinocchio, gli bisbigliò  sottovoce: – Buone nuove, fratello. Il burattinaio ha starnutito, e questo è segno che s’è mosso a compassione per te, e oramai  sei salvo. Pe

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XII: "Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d'oro a Pinocchio perché le porti al suo babbo Geppetto: e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro".

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XII Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d'oro a  Pinocchio perché le porti al suo babbo Geppetto: e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro.  Il giorno dipoi Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio  e gli domandò: – Come si chiama tuo padre? – Geppetto. – E che mestiere fa? – Il povero. – Guadagna molto? – Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un  centesimo in tasca. Si figuri che per comprarmi l’Abbecedario  della scuola dové vendere l’unica casacca che aveva  addosso: una casacca che, fra toppe e rimendi, era tutta  una piaga. – Povero diavolo! Mi fa quasi compassione. Ecco qui cinque monete d’oro. Vai subito a portargliele e salutalo  tanto da parte mia. Pinocchio, com’è facile immaginarselo, ringraziò mille volte il burattinaio, abbracciò, a uno a uno, tutti i burattini  della Compagnia, anche i giandarmi: e fuori di sé dalla  contentezza, si mise in viaggio per tornarsene a casa sua. Ma non

Il testo narrativo. Traccia del componimento. Tema: "Io e il mio tempo libero".

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Il testo narrativo - traccia del componimento Introduzione: Spiego perché è importante per me il tempo libero. Svolgimento: Nella parte centrale del tema racconto quali sono gli hobby che posso coltivare nel tempo libero: la palla a volo, la caccia al tesoro con i miei genitori, la lettura, guardare la TV, preparare la pasta di pane, la pesca in barca con il papà, il gioco degli scacchi con il computer, i giochi in piazza Roma, la chitarra. Conclusione: concludo il tema spiegando che il tempo libero è anche un mezzo per stare con i miei genitori. Non considero i compiti parte del mio tempo libero. Tema Io e il mio tempo libero Dopo la scuola e dopo i compiti è piacevole trascorrere uno spazio di tempo libero per me stessa. Nei giorni di sole vado a giocare a pallavolo e mi diverto molto: ora sono entrata in una squadra di bambine grandi da dieci anni in su mentre l'anno scorso ero nella squadra delle bambine più piccole. Di sera leggo perché mi piac

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XIII: "L'osteria del Gambero Rosso".

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XIII L’osteria del Gambero Rosso. Cammina, cammina, cammina, alla fine sul far della sera arrivarono stanchi morti all’osteria del Gambero Rosso. – Fermiamoci un po’ qui, – disse la Volpe, – tanto per mangiare un boccone e per riposarci qualche ora. A mezzanotte  poi ripartiremo per essere domani, all’alba, nel  Campo dei miracoli. Entrati nell’osteria, si posero tutti e tre a tavola: ma nessuno di loro aveva appetito. Il povero Gatto, sentendosi gravemente indisposto di stomaco, non poté mangiare altro che trentacinque triglie  con salsa di pomodoro e quattro porzioni di trippa alla  parmigiana: e perché la trippa non gli pareva condita abbastanza,  si rifece tre volte a chiedere il burro e il formaggio  grattato! La Volpe avrebbe spelluzzicato volentieri qualche cosa anche lei: ma siccome il medico le aveva ordinato una grandissima dieta, così dové contentarsi di una semplice  lepre dolce e forte con un leggerissimo contorno di pollastre  ingrassate e di galletti

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XIV: "Pinocchio, per non aver dato retta ai buoni consigli del Grillo-Parlante, s'imbatte negli assassini".

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XIV Pinocchio, per non aver dato retta ai buoni consigli del Grillo-Parlante, s'imbatte negli assassini. – Davvero, – disse fra sé il burattino rimettendosi in viaggio, – come siamo disgraziati noialtri poveri ragazzi! Tutti ci sgridano, tutti ci ammoniscono, tutti ci danno consigli. A lasciarli dire, tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri; tutti: anche i Grilli-parlanti. Ecco qui: perché io non ho voluto dar retta a quell’uggioso  di Grillo, chi lo sa quante disgrazie, secondo lui, mi  dovrebbero accadere! Dovrei incontrare anche gli assassini! Meno male che agli assassini io non ci credo, né ci ho creduto mai. Per me gli assassini sono stati inventati apposta  dai babbi, per far paura ai ragazzi che vogliono andare  fuori la notte. E poi se anche li trovassi qui sulla strada, mi  darebbero forse soggezione? Neanche per sogno. Anderei  loro sul viso, gridando: «Signori assassini, che cosa vogliono da me? Si rammentino che con me

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XV: "Gli assassini inseguono Pinocchio; e, dopo averlo raggiunto, lo impiccano a un ramo della quercia grande".

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XV Gli assassini inseguono Pinocchio; e, dopo averlo raggiunto, lo impiccano a un ramo della quercia grande. Allora il burattino, perdutosi d’animo, fu proprio sul punto di gettarsi in terra e di darsi per vinto, quando nel  girare gli occhi all’intorno vide fra mezzo al verde cupo  degli alberi biancheggiare in lontananza una casina candida  come la neve. – Se io avessi tanto fiato da arrivare fino a quella casa,  forse sarei salvo, – disse dentro di sé. E senza indugiare un minuto riprese a correre per il bosco a carriera distesa. E gli assassini sempre dietro. E dopo una corsa disperata di quasi due ore, finalmente  tutto trafelato arrivò alla porta di quella casina e bussò. Nessuno rispose. Tornò a bussare con maggior violenza, perché sentiva avvicinarsi il rumore dei passi e il respiro grosso e affannoso  de’ suoi persecutori. Lo stesso silenzio. Avvedutosi che il bussare non giovava a nulla, cominciò  per disperazione a dare calci e zuccate nella porta. Allora 

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