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Suggerisco
quale esercizio per le vacanze estive la lettura del libro “Le avventure di Pinocchio”,
la storia del più famoso burattino di tutti i tempi, presente nel
sito di didattica in tutti e 36 i capitoli che compongono la celebre
favola di Carlo Collodi. Al termine di ogni capitolo troverete due
questionari, uno per la lettura ed uno per la comprensione del testo (tutti in versione stampabile) e in audiolibri (per i primi 10 capitoli, da completare). Potrebbe
risultare utile, alle bambine e ai bambini, quale divertente
allenamento per il prossimo anno scolastico. Mi limiterei ad
assegnare come compito la lettura di tutto il libro e l'esercizio di
analisi del testo per i primi 10 capitoli.
Eccovi, come esempio, il lavoro del primo capitolo:
Capitolo
primo
Come
andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che
piangeva e rideva come un bambino.
C’era
una volta...
–
Un
re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No,
ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Non
era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di
quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti
per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
Non
so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo
pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il
quale aveva nome mastr’Antonio, se non che tutti lo chiamavano
maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era
sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.
Appena
maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò
tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza,
borbottò a mezza voce:
–
Questo
legno è capitato a tempo: voglio servirmene
per
fare una gamba di tavolino.
Detto
fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli
la scorza e a digrossarlo, ma quando fu lì per lasciare andare
la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perché
sentì una vocina sottile, che disse raccomandandosi:
–
Non
mi picchiar tanto forte!
Figuratevi
come rimase quel buon vecchio di maestro
Ciliegia! Girò
gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai
poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò
sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava
sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e
della segatura, e nessuno; apri l’uscio di bottega per dare
un’occhiata anche sulla strada, e nessuno! O dunque?...
–
Ho
capito; – disse allora ridendo e grattandosi la parrucca, –
si vede che quella vocina me la sono figurata io.
Rimettiamoci
a lavorare.
E
ripresa l’ascia in mano, tirò giù un solennissimo colpo sul
pezzo di legno.
–
Ohi!
tu m’hai fatto male! – gridò rammaricandosi la
solita
vocina.
Questa
volta maestro Ciliegia restò di stucco, cogli occhi fuori del
capo per la paura, colla bocca spalancata e colla lingua giù
ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana. Appena
riebbe l’uso della parola, cominciò a dire tremando e
balbettando dallo spavento:
–
Ma
di dove sarà uscita questa vocina che ha detto
ohi?...
Eppure qui non c’è anima viva. Che sia per caso questo pezzo
di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un
bambino? Io non lo posso credere.
Questo
legno eccolo qui; è un pezzo di legno da caminetto, come tutti
gli altri, e a buttarlo sul fuoco, c’è da far bollire una
pentola di fagioli... O dunque? Che ci sia nascosto dentro
qualcuno? Se c’è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui. Ora
l’accomodo io!
E
così dicendo, agguantò con tutt’e due le mani quel
povero
pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le
pareti della stanza.
Poi
si messe in ascolto, per sentire se c’era qualche vocina che
si lamentasse. Aspettò due minuti, e nulla; cinque minuti, e
nulla; dieci minuti, e nulla!
–
Ho
capito, – disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi la
parrucca, – si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la
sono figurata io! Rimettiamoci a lavorare.
E
perché gli era entrata addosso una gran paura, si provò a
canterellare per farsi un po’ di coraggio.
Intanto,
posata da una parte l’ascia, prese in mano la
pialla,
per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel
mentre che lo piallava in su e in giù, senti la solita vocina
che gli disse ridendo:
–
Smetti!
tu mi fai il pizzicorino sul corpo!
Questa
volta il povero maestro Ciliegia cadde giù come fulminato.
Quando riaprì gli occhi, si trovò seduto per terra.
Il
suo viso pareva trasfigurato, e perfino la punta del
naso,
di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina
dalla gran paura.
Carlo Collodi
Comprensione
del testo
Come
veniva chiamato mastr'Antonio? Perché?
Cosa
vuole fare maestro Ciliegia del pezzo di legno?
Cosa
accadde mentre stava per dare il primo colpo d'ascia?
Come
rimase maestro Ciliegia quando sentì una vocina che non si sapeva
da dove provenisse?
Cosa
pensa maestro Ciliegia?
Interpretazione
del testo
Cosa
prova maestro Ciliegia quando sente parlare il pezzo di legno?
Cosa
pensa che sia successo?
(e.b.)
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