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"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XXXII: "A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco, e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare"

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XXXII A Pinocchio  gli vengono gli orecchi di ciuco,  e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare E questa sorpresa quale fu?  Ve lo dirò io, miei cari e piccoli lettori: la sorpresa fu che Pinocchio, svegliandosi, gli venne fatto naturalmente  di grattarsi il capo; e nel grattarsi il capo si accorse...  Indovinate un po’ di che cosa si accorse?  Si accorse con sua grandissima maraviglia che gli orecchi  gli erano cresciuti più d’un palmo. Voi sapete che il burattino, fin dalla nascita, aveva gli  orecchi piccini piccini: tanto piccini che, a occhio nudo,  non si vedevano neppure! Immaginatevi dunque come restò,  quando si poté scorgere che i suoi orecchi, durante la notte, erano così allungati, che parevano due spazzole di  padule. Andò subito in cerca di uno specchio, per potersi vedere:  ma non trovando uno specchio, empì d’acqua la catinella  del lavamano, e specchiandovisi dentro, vide quel che  non avrebbe mai voluto vedere: vide, cioè, la sua i

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XXXIII: "Diventato un ciuchino vero, è portato a vendere, e lo compra ...

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XXXIII Diventato un ciuchino vero, è portato a vendere, e lo compra il direttore di una compagnia dei pagliacci per insegnargli a ballare e a saltare i cerchi; ma una sera azzoppisce e allora lo ricompra un altro, per far con la sua pelle un tamburo. Vedendo che la porta non si apriva, l’Omino la spalancò  con un violentissimo calcio: ed entrato che fu nella  stanza, disse col suo solito risolino a Pinocchio e a Lucignolo: – Bravi ragazzi! Avete ragliato bene, e io vi ho subito  riconosciuti alla voce. E per questo eccomi qui. A tali parole, i due ciuchini rimasero mogi mogi, colla  testa giù, con gli orecchi bassi e con la coda fra le gambe. Da principio l’Omino li lisciò, li accarezzò, li palpeggiò:  poi, tirata fuori la striglia, cominciò a strigliarli perbene. E quando a furia di strigliarli, li ebbe fatti lustri come  due specchi, allora messe loro la cavezza e li condusse sulla  piazza del mercato, con la speranza di venderli e di beccarsi  un dis

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XXXIV: "Pinocchio, gettato in mare, è mangiato dai pesci e ritorna ad essere un burattino come prima; ma mentre nuota per salvarsi è ingoiato dal terribile Pesce-cane".

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XXXIV Pinocchio, gettato in mare, è mangiato dai pesci e ritorna ad essere un burattino come prima; ma mentre nuota per salvarsi è ingoiato dal terribile Pesce-cane Capitolo XXXIV Dopo cinquanta minuti che il ciuchino era sott’acqua, il  compratore disse, discorrendo da sé solo: – A quest’ora il mio povero ciuchino zoppo deve essere  bell’affogato. Ritiriamolo dunque su, e facciamo con la  sua pelle questo bel tamburo. E cominciò a tirare la fune, con la quale lo aveva legato per una gamba: e tira, tira, tira, alla fine vide apparire a fior  d’acqua... indovinate? Invece di un ciuchino morto, vide  apparire a fior d’acqua un burattino vivo che scodinzolava come un’anguilla. Vedendo quel burattino di legno, il pover’uomo credé  di sognare e rimase lì intontito, a bocca aperta e con gli  occhi fuori della testa. Riavutosi un poco dal suo primo stupore, disse piangendo  e balbettando: – E il ciuchino che ho gettato in mare dov’è? – Quel ciuchino son io! – rispo

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