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Poesie e racconti di Natale del maestro Ercole - Idee per le attività educativo didattiche per la scuola primaria e media

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Le festività del Natale offrono molti spunti sia dal punto di vista didattico, sia educativo. Molto spesso si dice che la scuola italiana non sia al passo coi tempi.  Bene, ritengo invece che in alcuni casi sia meglio che la scuola  non si uniformi , non diventi lo specchio deformato di una realtà  volta all'immagine  più che  alla   sostanza ,  alla forma  più che  al contenuto . In particolare le festività natalizie sono diventate principalmente un affare commerciale e diventano l'esatto contrario dell'autentico messaggio di pace e d'amore. E' il momento quindi di andare  contro corrente  e ritornare al significato etimologico della parola Natale che significa  nascita , nascita di Gesù, ed esprime valori universali condivisibili dai credenti e dai non credenti: la pace, l'uguaglianza nella diversità, l'amore per se stessi e per gli altri, la solidarietà, sono valori dell'uomo in quanto tale.  I bambini risponderanno in modo positivo, alle poesie, ai r

I racconti del maestro Ercole

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Che piacere scrivere! E' gratificante poter rilevare che i racconti, le poesie, le filastrocche, i testi di vario tipo, suscitino il vostro interesse ed apprezzamento, mi è di sprone a continuare in questa attività cercando di migliorarmi. In questo post vi propongo tutti i miei racconti: Sogno di Natale La descrizione di un fenomeno naturale: "La bufera" (The storm) - La metafora nel testo descrittivo Perché si dice "Chi dorme non piglia pesci"? Perché si dice: "Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino" Perché si dice: "Vivi e lascia vivere" Perché si dice sapere di non sapere è sapere (Socrate) Perché si dice: "Aiutati che Dio t'aiuta" La leggenda della lucciola Due novembre A letto con la febbre Ad un passo dalla costa La scuola di cioccolato Le lacrime del coccodrillo Una volpe poco astuta Felici come una Pasquetta Il Carnevale La fine di un'amicizia La scuola di cioccolato Logos   La leggenda della mimosa  

Perché si dice: "Chi si loda s'imbroda"

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  Chi si loda s'imbroda Come ogni martedì sera due amici si incontrarono in un buon ristorante per una cena succulenta. Il signor Superbi e il signor Umili amavano, in quell'occasione, raccontarsi i fatti accaduti durante la settimana. Erano due amici diversi nel carattere, l'uno molto umile più propenso a non apparire e a lasciare che fossero gli altri ad accorgersi dei suoi meriti; l'altro amava invece decantare le proprie imprese e quelle che riteneva le sue virtù. Tra un piatto e l'altro raccontavano di se stessi. - Questa settimana non è accaduto nulla di particolare, ho lavorato con mia moglie in campagna e, grazie a Dio, tutto è andato secondo le previsioni, gli affari procedono discretamente - disse il signor Umili. - Io invece ho venduto un centinaio di automobili, con un fatturato enorme, grazie al mio grande intuito unito alla mia capacità di convincere anche i clienti più esigenti. E proprio mentre sopraggiunse il cameriere per servire i cappelletti in b

Perché si dice: "Se non è zuppa è pan bagnato"

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  Se non è zuppa è pan bagnato I primi anni in cui si conobbero, i due amici, Zuppa e Pan Bagnato, erano del tutto diversi l'uno dall'altro. Sembravano essere i due poli opposti. Se lo sport preferito di Zuppa erano gli scacchi, quello di Pan Bagnato era il nuoto. L'uno amava il mare, la spiaggia e i giochi acquatici, l'altro la montagna e le lunghe camminate immerso nella natura più selvaggia. Nonostante le evidenti diversità si volevano un gran bene e, con il tempo e la frequentazione, divennero amici inseparabili. Fu così che a poco a poco integrarono i propri stili di vita. Pan Bagnato si appassionò agli scacchi e Zuppa al nuoto. Per una parte dell'anno si recavano al mare, per l'altra in montagna. Si arricchirono a vicenda e cominciarono ad essere sempre più simili.   Una mattina andarono a passeggiare nel parco, con i loro due cagnolini, vestiti all'identico modo, con la stessa postura e andatura, tanto da sembrare due gemellini. Un bambino li osservò

"Sogno di Natale" racconto di Ercole Bonjean

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  Sogno di Natale Oggi, 25 dicembre 2020, non è un giorno qualunque.  Qualcuno potrebbe dire: “Certo è Natale!!”.  Osservo dalla finestra e noto i miei amici giocare con la copiosa neve scesa nella notte. Corro per strada: le persone si abbracciano, si baciano, si salutano con affetto. - Ma cos'è successo? - chiedo a un anziano signore. - Perché nessuno indossa la mascherina? - Perché, perché, non è Carnevale, ma Natale!! Stupefatto corro di corsa dai nonni, sono tre mesi che non li vedo. Per strada la gente è felice: una tunisina a braccetto con una cinesina, un americano con in braccio un bambino eschimese, tante donne allegre e contente, vestite di rosso con una lunga barba bianca, regalano ai passanti tazzine di cioccolata calda. Arrivato dai nonni ci abbracciamo con forza. E' bello stare con loro. Giochiamo fino all'ora di pranzo e il tempo sembra svanire nel nulla. Nel pomeriggio, mentre ritorno a casa, vedo un'enorme folla con il naso all'insù: osserva il sol

Perché si dice: "Chi si accontenta gode"

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  Chi si accontenta gode Il signor Scontento aveva tutto quello che si può desiderare nella vita: una moglie e due figli che gli volevano bene, una bella casa con giardino, un buon lavoro. Ma non era mai soddisfatto. “Il mio sogno era diventare un grande attore, un divo di Hollywood, ma, per colpa dei miei genitori, ora sono solo un avvocato scontento”.  E continuava a lamentarsi della sua triste vita. Il suo vicino di casa il signor Lieto viveva da solo con i suoi due cani e due gatti, in una piccola casetta, ereditata dal nonno, un grazioso giardinetto, e tanti cari amici che gli volevano bene. Un giorno il signor Scontento, che amava osservare i suoi vicini da lontano, con un binocolo di precisione inquadrò la casa del signor Lieto, ne focalizzò il viso, e, costernato, poté constatare come questi  avesse un'espressione gioiosa, radiosa. Preso dallo sconforto e dalla rabbia, senza pensarci su troppo si recò nella casetta del vicino e, senza tanti giri di parole, gli domandò: “ M

Perché si dice: “Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco”

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  Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco Il signor Felino era un amante dei gatti: nel suo vasto giardino, felici tra le piante e i fiori, vivevano molti felini. La vita dell'uomo scorreva gioiosa quando un giorno vide girovagare nel parco un magnifico gatto e ne rimase affascinato. Ci pensò su per un po' poi decise di catturarlo. Prese un capiente sacco di robusta tela e del buon manzo. Di buon mattino si recò nella zona precisa dove aveva incontrato il simpatico animaletto. Dopo averlo cercato a lungo invano finalmente lo vide accovacciato sotto i rami di un'enorme quercia. Gli si avvicinò lentamente e pose vicino al suo naso la prelibata carne mentre allargava il sacco. Il gatto l'annusò e cominciò a mangiare. Felino più rapido di un fulmine lo spinse dentro la capiente tela. Felice penso tra sé: “E' fatta, è mio!!”. Ma all'improvviso il gatto fece una giravolta improvvisa e scappò via più veloce della luce. L'uomo deluso se ne tornò a casa, è prop

Perché si dice: "Chi trova un amico trova un tesoro"

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Chi trova un amico trova un tesoro In un lontano paese, nascosto tra le montagne, abitava Solitario, un giovane pastore che viveva da solo con il suo gregge di pecore. In compagnia del suo fedelissimo cane pastore le portava al pascolo, le faceva cibare della tenera erbetta e, il duro lavoro, veniva ripagato da del buon latte da cui ricavava il formaggio. Era una vita solitaria, senza né gioie né dolori. Ogni tanto si recava al paesello per scambiare i propri prodotti con il necessario per poter vivere. Una notte d'estate, mentre riposava in compagnia del cielo stellato, sentì un grido d'aiuto provenire dalle vicinanze. Scoprì che si trattava di un anziano signore finito in un crepaccio; con una corda lo tirò fuori e lo salvò. L'uomo lo abbracciò con gratitudine e gli disse: - Da oggi hai trovato un amico, chiedimi quello che desideri ed io te lo donerò, mi hai salvato la vita! - Non voglio nulla in cambio - disse Solitario – e soprattutto non voglio amici, sto bene c

Perché si dice: "Il lupo perde il pelo, ma non il vizio"

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  Il lupo perde il pelo, ma non il vizio Il signor Lupo De Lupis ogni sera amava cantare una canzone alle stelle e alla luna, anche perché dotato di una voce dolce ed armoniosa. Affacciato al terrazzo dopo aver ammirato il cielo stellato cantava: “La luna, le stelle, ci parlan d'amor … “. I vicini tuttavia non apprezzavano il suo bel canto ed inserirono, nel regolamento del condominio, il divieto assoluto di cantare la notte, pena una multa piuttosto alta da pagare. Ma il signor Lupo non si diede affatto per vinto e, quando il cielo divenne limpido e ricoperto di stelle, riprese con le sue dolci melodie. Arrivò puntuale una multa piuttosto salata. Nonostante ciò l'indomabile signor De Lupis continuò le sue serenate e, di conseguenza, pagò tante di quelle multe che rimase quasi in miseria. Ma ecco che una notte di luna piena gli apparve in sogno una stella che dolcemente gli sussurrò: “Scrivi questi numeri e giocali al superenalotto”. Detto fatto, l'uomo li scrisse nel

Perché si dice: "Sapere di non sapere è sapere" (Socrate)

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Socrate e Sapientino Nell'antica città di Atene viveva un discepolo di Socrate, Sapientino, il quale, nonostante i ripetuti insegnamenti del suo Maestro, riusciva ad imparare ben poco. Durante lo studio era solito pensare, gonfio d'orgoglio: “ Che m'importa di studiare il mare e i monti, con la mia intelligenza mi basta guardare la Terra per capire che è solo una grande tavola con tanta acqua, un po' di verde e qualche asperità, tutto qui, cosa c'è da sapere d'altro”. “ E il cielo? Non è altro che aria colorata d'azzurro”. “ Il Sole? E' un'enorme palla infuocata da tanta legna”. Basta ragionare, non serve leggere e studiare. Nel buio della notte osservava la luna e le stelle: “ Non sono altro che grandi fiaccole degli dei accese per illuminarci, è tutto molto semplice basta essere intelligentissimi come me e ragionarci un po' sopra”. Una mattina Socrate gli domandò: “ Com'è nata la ruota?”. “ Ma da nessuno, c'è e basta”. Il Maestro scos

Perché si dice: "Aiutati che Dio t'aiuta"

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  Aiutati che Dio t’aiuta Il signor Sfortuna viveva nel continuo rammarico di essere un uomo poco fortunato. Girava per la città e osservava la gente in fermento che affollava gli autobus per recarsi al lavoro. “Beati loro” diceva a sé stesso “io un lavoro non l'ho mai avuto” e per consolarsi si recava al suo solito bar per gustarsi un buon cappuccino e una brioche alla marmellata. “Povera mia moglie, lavora tutto il santo giorno ed io non posso aiutarla, sono troppo triste per poterlo fare”. Come ogni mattina, nel silenzio della piccola chiesetta del suo quartiere pregava Dio di aiutarlo a trovare un'occupazione, a condurre una vita normale. Mentre pregava ad alta voce un anziano signore ascoltava in silenzio, si nascose dietro l'altare e da lì con voce altisonante proferì: “Aiutati che Dio t'aiuta!!”. Il signor Sfortuna si girò intorno e non vide nessuno, era solo, desolatamente solo. Ma chi aveva parlato? Impallidì dallo spavento e cominciò a sudare freddo. Corse

Il testo narrativo fantastico: "Felici come una Pasquetta", traccia del racconto.

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Schema del testo Personaggi: Diavolina, il papà, la mamma, le sorelline, Ovetta, Ambiente: Una casetta di campagna Problema: Diavolina vuole far fare alla sua gallina Ovetta delle uova di cioccolato ma non vi riesce ed è triste. Soluzione del problema: Diavolina perdona Ovetta, la abbraccia e la carezza. Ovetta fa un uovo di cioccolato. Conclusione: Ovetta e Diavolina sono felici. Da quel giorno Ovetta si chiamerà Pasquetta. Felici come una Pasquetta! C’era una volta, e ci sarà ancora per i prossimi 200 anni, una casetta in collina con un grande cortile, un piccolo orticello ed una splendida vigna capace di attirare i migliori raggi del Signore del Fuoco. In quel luogo vive una famiglia che nell’era robotica non ha né tv digitali, né personal computer. Al posto di queste diavolerie preferiscono una folta schiera di galline che sfornano uova che sanno di uovo; le furbone non fanno altro che copiare vigna Uva che fa il vino che è vino, la osservano sino a

La leggenda della lucciola

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La leggenda della lucciola In una calda e afosa notte d'estate la piccola Gioia vagava nel buio del bosco alla ricerca della strada di casa; si era perduta poco prima dell'ora del tramonto dopo aver raccolto un cestino di fragole e mirtilli da regalare alla nonna. Cercava disperata una qualche traccia che la potesse aiutare a ritrovare il sentiero del ritorno. Ma niente, neanche la luna poteva aiutarla, quella notte riposava dietro le nuvole. Avvilita e stremata si accasciò al suolo e pianse rassegnata. Le sue lacrime caddero sulle ali di un piccolo insetto che amava volare, senza una meta precisa, nel buio della notte. Ma come ben sappiamo, o dovremmo sapere, l'amore supera ogni barriera, ogni ostacolo del reale e sconfina nella fiaba: quelle piccole gocce d'acqua donarono la luce al minuscolo animaletto. La bambina seguì quel piccolo faro luminoso e ritornò a casa, con la gioia di chi ha scoperto un amico prezioso. Era nata la lucciola, la luce ch

I vostri preferiti degli ultimi sette giorni

Che cos'è la storia?

Che cos'è la geografia?

Il metodo scientifico sperimentale

Esercizi di analisi grammaticale per la classe quinta

Prove di ingresso scuola media - Schede stampabili e gratuite

"Equinozio d'autunno" poesia di Ercole Bonjean

Dettato ortografico per la prima classe della scuola media (verifica dei prerequisiti ortografici)

Tema: Descrivo me stesso - Schema del testo per la scuola primaria e media

L'estate: racconti, poesie, filastrocche, dettati, lettura e comprensione del testo, giochi per bambini.

L'autunno: lettura e comprensione del testo descrittivo.