"I due volti della Pasqua" poesia di Ercole Bonjean

Le terribili tragedie delle guerre in Ucraina e in Palestina, la recente orribile strage a Mosca, fanno riflettere su quanto sia importante vivere in pace e superare ogni tipo di barriera che possa essere d'ostacolo alla libertà d'ogni popolo della Terra. L'arte, la musica, la letteratura, il cinema, il teatro, tutto ciò che è cultura, può aiutare a combattere la la guerra e ogni forma di violenza, a formare cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. La scuola può pertanto fare molto per formare coscienze libere: " la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare". Quant'è vera questa affermazione di Piero Calamandrei! Ce ne accorgiamo in questi giorni in cui tutte le nostre sicurezze sono messe in forse e "l'aria comincia a mancare". Mi rincuora vedere, in questi giorni di disperazione, quanta solidarietà sia nata in tutto il mondo a favore di chi è stato colpito da un'immane violenza

La descrizione degli animali: "Il coniglio", tratto da Marcovaldo di Italo Calvino - Analisi della struttura del testo descrittivo

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Il coniglio (brano tratto da Marcovaldo) di Italo Calvino 



Era un coniglio di pelo lungo e piumoso, con un triangolino rosa di naso, gli occhi rossi e sbigottiti, le orecchie quasi implumi appiattite sulla schiena. Non che fosse grosso, ma in quella gabbia stretta il suo corpo ovale rannicchiato gonfiava la rete metallica e ne faceva spuntare fuori i ciuffi di pelo mossi da un leggero tremito. Fuori dalla gabbia, sul tavolo, c'erano dei resti d'erba e una carota. Marcovaldo pensò a come doveva essere infelice chiuso là allo stretto, vedendo quella carota e non potendola mangiare.

Italo Calvino

Analisi della struttura del testo

Introduce la descrizione partendo dal particolare aspetto fisico

Era un coniglio di pelo lungo e piumoso, con un triangolino rosa di naso, gli occhi rossi e sbigottiti, le orecchie quasi implumi appiattite sulla schiena.

Parte centrale: racconta del coniglio rinchiuso in una gabbia

Non che fosse grosso, ma in quella gabbia stretta il suo corpo ovale rannicchiato gonfiava la rete metallica e ne faceva spuntare fuori i ciuffi di pelo mossi da un leggero tremito.

Conclusione: conclude con una riflessione sull'infelicità del coniglio prigioniero.

Fuori dalla gabbia, sul tavolo, c'erano dei resti d'erba e una carota. Marcovaldo pensò a come doveva essere infelice chiuso là allo stretto, vedendo quella carota e non potendola mangiare.

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