"I due volti della Pasqua" poesia di Ercole Bonjean

Le terribili tragedie delle guerre in Ucraina e in Palestina, la recente orribile strage a Mosca, fanno riflettere su quanto sia importante vivere in pace e superare ogni tipo di barriera che possa essere d'ostacolo alla libertà d'ogni popolo della Terra. L'arte, la musica, la letteratura, il cinema, il teatro, tutto ciò che è cultura, può aiutare a combattere la la guerra e ogni forma di violenza, a formare cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. La scuola può pertanto fare molto per formare coscienze libere: " la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare". Quant'è vera questa affermazione di Piero Calamandrei! Ce ne accorgiamo in questi giorni in cui tutte le nostre sicurezze sono messe in forse e "l'aria comincia a mancare". Mi rincuora vedere, in questi giorni di disperazione, quanta solidarietà sia nata in tutto il mondo a favore di chi è stato colpito da un'immane violenza

La personificazione della primavera: "Il risveglio della terra", la metafora nella descrizione - Scheda stampabile

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Il risveglio della terra

La terra si era addormentata. Una lunga pioggia leggera è scesa a cullare la fine del suo sonno. Lei sentiva ma ancora non si svegliava. Dolce dormire. Sorrideva, dietro le palpebre chiuse, a sentirsi frugare fra l'erba, a sentirsi toccare le violette nascoste.
Picchiettandola colle lunghe dita leggere, la pioggia le faceva il solletico, e le diceva pian piano: destati; e mormorava svegliati; e poi su, su, è l'ora, vestiti.
E la terra fingeva ancora di dormire, perché nulla era più dolce di quella carezza leggera e di quel dormiveglia.
Alla fine ha aperto gli occhi delle margheritine ed è rimasto un odore di terra bagnata nei giardini.

A. Campanile

Lo scrittore personifica la terra all'arrivo della primavera proprio come fosse una persona che si risveglia, che si crogiola nel letto.
Individuiamo le numerose metafore presenti nel brano ed evidenziamole.

Il risveglio della terra

La terra si era 
addormentata. Una lunga pioggia leggera è scesa a cullare la fine del suo sonnoLei sentiva ma ancora non si svegliava. Dolce dormire. Sorrideva, dietro le palpebre chiuse, a sentirsi frugare fra l'erba, a sentirsi toccare le violette nascoste.
Picchiettandola colle lunghe dita leggere, la pioggia le faceva il solletico, e le diceva pian piano: destati; e mormorava svegliati; e poi su, su, è l'ora, vestiti.
E la terra fingeva ancora di dormire, perché nulla era più dolce di quella carezza leggera e di quel dormiveglia.
Alla fine ha aperto gli occhi delle margheritine ed è rimasto un odore di terra bagnata nei giardini.

A. Campanile

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