Educare alla pace, alla libertà, all'uguaglianza: racconti, poesie, filastrocche, leggende, testi di vario genere.

Compito della scuola è quello di educare ai valori fondamentali della persona: la pace, la libertà, l'uguaglianza tra i popoli. Sono questi obiettivi irrinunciabili a cui la società tutta deve dare il proprio contributo. Le bambine e i bambini si rivelano molto sensibili a questi argomenti che incidono sulla sfera motivazionale, fanno da leva alla volontà, e offrono spunti straordinariamente coinvolgenti, trasversali a tutte le materie oggetto di studio. Nel sito sono numerose le attività educativo didattiche che affrontano questi argomenti. Ve li propongo quale spunto per le lezioni: Giornata della pace della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse (4  ottobre) Scuola e immigrazione: poesie, filastrocche, temi. Festa della Repubblica, 2 giugno Come mai gli uomini muoiono in guerra? Tema: Racconto la mia esperienza con i compagni di scuola stranieri Breve unità didattica sul Natale: "Se io fossi Gesù Bambino vorr

Scuola e immigrazione: poesie, filastrocche, temi.

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I temi, le poesie e filastrocche, presenti in questo post esprimono il punto di vista dei bambini sul tema dell'immigrazione. I lavori che vi propongo hanno ottenuto nel 2008 il premio "De Amicis", concorso di scrittura creativa intitolato "Dalle Ande agli Appennini".

La pelle

Pelle bianca come la cera
pelle nera come la sera
pelle arancio come il sole
pelle gialla come il limone:
tanti colori come i fiori.
Di nessuno puoi fare a meno
per disegnare l'arcobaleno.
Chi un solo colore amerà
un cuore grigio sempre avrà.

Valentina, classe quinta

Tema: “Racconto la mia esperienza con i compagni di scuola stranieri”

Fin dai primi anni dell'asilo ho imparato a conoscere bambini provenienti da paesi diversi dal mio.
Andando avanti con gli anni ho avuto la splendida opportunità di potermi confrontare quotidianamente con un sempre maggiore numero di compagni stranieri apprezzando molto spesso i loro caratteri e la loro cultura.
Nella mia famiglia sono sempre cresciuta con una educazione basata sul rispetto e, come dice sempre mio papà, sulla tolleranza.
Posso capire che non è sempre facile, soprattutto per le persone più anziane, capire questo nuovo mondo, questa nuova realtà.
Io devo ammettere di aver avuto qualche problema, qualche bisticcio, qualche parola non sempre gentile con alcuni di questi bimbi, non certo dovuti alla loro provenienza, ma solo, come avviene con tutti gli altri, per stupidi motivi e per piccoli egoismi che purtroppo tutti noi abbiamo.
Sono felice ed orgogliosa di aver conosciuto l'intelligenza di Nik, proveniente dall'Albania, la bontà d'animo di Amal, proveniente dalla Tunisia, la furbizia di Miriam, anch'essa di origine Nord Africana.
In questo momento non vorrei dimenticare altri nomi o altre facce, vorrei solo capire il perché di tante paure, di tanti dubbi che spesso mi capita di sentire nei discorsi delle persone adulte.
Io, con questa piccola ed umile lettera, vorrei dire loro che è bellissimo vivere e imparare conoscenze provenienti da nazioni diverse dalla mia, che è stupendo giocare, danzare ed abbracciare chiunque.
Mi sento realmente fortunata di essere in questi anni, anche per merito della famiglia e della scuola, ho potuto comprendere che è profondamente sbagliato avere timore e sospetto nei confronti dei cittadini extracomunitari ed è invece sicuramente giusto e soprattutto naturale avere rispetto dei diritti, della dignità, delle opinioni di tutti.

Chiara, classe quinta

La pelle

Pelle gialla, bianca, rossa o marrone
senza distinzione di colore.
Se vieni dall'America, dall'Africa, dall'Asia
o dall'Europa
di importanza ce n'è poca
e se adori diversi dei
sempre uno di noi sei.
Se un tesoro vuoi trovare
nessuna distinzione devi fare
e chi un solo colore adorare vuole
vedrà in modo diverso il sole

Giorgio, classe quinta

La speranza

Fuggono via dalla guerra, dalla fame
e dal terrore
con in cuore una speranza
di un futuro migliore
abbandonando la loro famiglia
e il loro paese natale
viaggiando per terra e per mare
affrontando pericoli disumani,
a volte incontrando anche la morte
in cerca di un domani
ma con una fede molto forte.
Purtroppo arrivati a destinazione
non trovano sempre una posizione.
Nei loro cuori tanto dolore, soli in terre lontane
con la disperazione e la fame

Giorgio, classe quinta

Sono qui!

È difficile spiegare cosa si prova a cambiare definitivamente vita. Si cerca sempre la via giusta, quella che ti fa sperare di trovare la serenità in un posto sconosciuto, pieno di difficoltà.
Non si può sapere cosa ti riserva il futuro. Affronti la sfida consapevole, come nel caso dei miei genitori, di poter fallire nell’intento di far crescere i tuoi figli al meglio possibile, nel dare loro una buona educazione e cercare di scegliere il proprio futuro in un paese in cui possono esserci prospettive migliori di vita. Non esiste una motivazione piacevole che ti porti a cambiare la tua vita e di conseguenza quella dei tuoi figli. Le motivazioni possono essere varie ma la più importante di tutte è quella di trovare un lavoro onesto che ti aiuti a vivere degnamente. Sono persone leali che, molto probabilmente, hanno vissuto nella povertà. La mia famiglia non era molto povera ma, purtroppo o per fortuna, i miei genitori hanno deciso lo stesso di provare a dare, a me e a mio fratello, una vita migliore. Per fare tutto ciò loro hanno dovuto e continuano tuttora a lavorare davvero molto, come tante persone oneste. La loro vita si è basata e si basa tuttora sulla voglia continua di renderci più sereni. Ne ho versate di lacrime i primi giorni quando sono venuta qua, in Italia, ma so bene che ora non mi posso lamentare di niente perché fortunatamente, quando si è piccoli, si apprende più facilmente, si ha la volontà di conoscere persone, imparare e, soprattutto di sorridere tanto! Quando non conosci nessuno e hai davvero necessità di qualcosa d’importante, non è facile trovare qualcuno che voglia davvero darti il suo appoggio senza ricevere nulla in cambio. La maggior parte delle persone a cui chiedi aiuto pretende sicuramente un riconoscimento materiale. Quando però, per caso, riesci a trovare la persona che è buona nell'animo, quella che si accontenta solo di renderti felice (magari sa quanto è difficile per te riuscire, per esempio, a trovare lavoro o, ancora più importante, una casa in cui non devi dormire in quattro persone nello stesso letto), ti senti la persona più felice di questo ingiusto mondo perché sai che tutto quello per cui ti stanchi prima alla fine viene ricambiato. Così facendo, puoi, dopo una giornata di duro lavoro, riuscire a sorridere e sai che per quella persona che ha voluto aiutarti, proverai profonda gratitudine e dovuto rispetto. Ricordo ancora bene, anche se avevo poco più di cinque anni, il viaggio lungo e rischioso che abbiamo trascorso in una piccola barchetta piena di persone che, probabilmente, come noi, andavano in contro a molte incertezze, ma nonostante ciò non si sono voluti fermare. Stringevo forte i miei genitori come se sapevo che da un momento all’altro potesse accadere qualcosa di terrificante. Per rasserenarli e per non far loro capire che ero a dir poco impaurita, facevo finta di dormire. Ma il tempo non passava mai. Avevo sempre più paura. Pregavo. Pio, alla fine siamo arrivati in una spiaggia. Non c’era nessuno, il buio che ci circondava e noi in cerca di una strada da seguire. Quella strada mi ha portata fin qua a raccontare la mia storia. Ora frequento l’ultimo anno di scuola superiore. Sono felice ma non so ancora cosa ne sarà del mio futuro … Spero solo di non dover più rivivere la stessa avventura.

Francesca, classe quinta

I bambini stranieri nelle scuole italiane

Negli ultimi anni la scuola italiana, compresa la nostra, si è tinta di tanti colori e di tanti nomi italiani e stranieri che l'insegnante pronuncia ogni mattina. Ogni classe diventa una piccola società dove si incontrano persone di culture diverse, ognuna con la propria lingua, la propria religione, le proprie tradizioni, le proprie culture e le proprie usanze, come nella nostra classe, dove noi bambini italiani conviviamo con compagni turchi, albanesi, tunisini.
La comunicazione non è sempre stata facile soprattutto a causa della lingua che i compagni stranieri hanno dovuto imparare più tardi e con qualche difficoltà, ma una volta superato l'ostacolo della lingua, è stato piacevole confrontarsi con le loro abitudini e usanze.
Abbiamo scoperto che lavorare insieme non è solo più piacevole, ma anche vantaggioso. Quando riusciamo a comunicare, giocare e lavorare insieme, con la voglia e la pazienza di conoscere il pensiero degli altri, le cose vengono meglio.
Purtroppo ancora troppe persone ritengono che i bambini stranieri abbiano una marcia in meno di quelli italiani e che da adulti non potranno permettersi di realizzare nel lavoro e di avere comunque una vita dignitosa, solo perché li considerano diversi, di serie B. E' proprio la scuola la prima piccola società, nella quale i bambini stranieri entrano in contatto con i bambini italiani, che deve dare una svolta importante per favorire un inserimento e un'integrazione serena e positiva.
Siamo tutti uguali anche se diversi, non importa il colore della pelle, è meglio essere diversi perché sarebbe noioso essere tutti uguali
Dobbiamo rispettarci e vivere in pace.

Alice, Anna, Valeria, Lucrezia, lavoro di gruppo classe quinta

Amal, una cara amica tenera e sensibile

Era il primo giorno di scuola ed in classe entrò una bambina che, dal colore della pelle, appariva subito straniera: fu in quel momento che il maestro ci presentò Amal.
Il suo sguardo sembrava un po' smarrito, era confusa e disorientata, si chiudeva spesso nei suoi pensieri.
Certo non è facile venire da un altro paese ed adattarsi subito alle usanze ed alle idee del nostro mondo occidentale.
Per qualunque bambino sarebbe uno cho cambiare da un giorno all'altro modo di vivere.
Questa bambina parlava a malapena la nostra lingua ed era un grosso problema comunicare con lei.
Amal è di statura media ed ha una corporatura robusta e per questo qualche volta i nostri amici maschi, non comportandosi da veri gentiluomini, la prendono in giro in modo poco simpatico e maleducato:questo atteggiamento suscita l'antipatia di tutti.
Al contrario, a nostro avviso, per la sua corporatura, appare particolarmente simpatica, molto educata, generosa e gentile.
Il suo viso è paffuto sempre sorridente e no si scoraggia mai. Ha enormi occhi che sembrano due nocciole, molto espressivi, dolci e profondi, divisi da un naso a patatina. Le labbra sono piccole e sottili, di colore roseo.
Amal si muove in modo incerto e timido, trasmettendo un po' di tristezza. Questo, secondo noi, è dovuto al fatto che viene spesso e ingiustamente derisa provocando in lei una forte insicurezza.
Non è un segno positivo, infatti dobbiamo farle capire che è uguale a noi.
Amal, nei nostri confronti, è sempre stata anche troppo brava, ci faceva mille regali in segno di amicizia: veramente troppi! Noi tanti regali non glieli abbiamo mai fatti e forse ha sempre un po' esagerato, probabilmente era un modo per entrare nel nostro “club” …
E' una bambina che non sa crearsi una propria personalità e cerca di assomigliare agli altri per farsi piacere, dovrebbe cercare nel suo cuore le cose che veramente le piacciono.
Una volta Amal era stata presa in giro dai maschi ed alcuni lo avevano detto al maestro: subito noi ragazze eravamo intervenute difendendo Amal come in una specie di processo: alcune bambine erano gli avvocati, altre la giuria, i bambini gli indagati, il maestro il giudice. Amal vinse la causa e i maschi, come pena, ebbero pesanti castighi. Amal rimase un po' mortificata a causa dei bambini, anche se erano stati poco rispettosi nei suoi confronti.
Per finire diciamo che Amal è una bambina troppo insicura di sé, anche se buona e gentile: deve imparare solo a sentirsi pari agli altri e cercare di capire che non deve migliorarsi perché è già quasi perfetta.

Sara, Elena, Miriam, lavoro di gruppo

Il gelato alla pace

Pelle gialla come il limone,
pelle bianca come la panna,
pelle nera come il caffè,
pelle rosea come la fragola:
"Gelataio voglio un quartetto!!
Senza l'ombra di dispetto!
Limone, panna, fragola, caffè,
non siamo in tre.
Senza traccia di monotonia che pace sia".

Francesca, classe quinta                           


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