In
autunno nel bosco
E'
autunno. Nel bosco gli alberi perdono le foglie rossicce che vengono
accompagnate al suolo dal vento, come morte, a formare un tappeto sul
terriccio umido. Io sto guardando quella specie di lenta pioggia di
farfalle multicolori e provo il desiderio di prenderne qualcuna per
ricordarmi del colorato autunno che ormai sta per finire. Ma la mia
attenzione viene subito richiamata da un lieve scricchiolio: è un
piccolo scoiattolo marrone che trasporta una ghianda fino al suo buco
in un albero: fa tenerezza. Dopo un po' un venticello fresco solleva
alcune foglie facendole roteare in aria. Nel bosco cala il silenzio.
E' un silenzio magico accompagnato da un raggio di sole che filtra
attraverso le piccole foglie degli alberi. E' rilassante. Ma ormai si
sta facendo buio e, anche se la tristezza che provo uscendo dal bosco
è tanta, non dimenticherò mai questa giornata.
In
autunno nel bosco
Entrai
nel bosco, sentivo il profumo delle foglie bagnate dalla brezza
mattiniera. Pochi passi avanti trovai uno scoiattolo, nella sua tana,
a sgranocchiare le nocciole, mi guardai intorno, il bosco era
deserto: alberi spogli e secolari, tutti gli animali erano nascosti
nelle loro tane e per terra vi era un tappeto di foglie di tanti
colori diversi: verdi, gialle, rossicce, marroni. continuai ad andare
avanti, faceva sempre più freddo, anche l'armonico cinguettio degli
uccellini è di volta in volta più debole e stonato. Dopo qualche
minuto avvistai un uccellino piccolo piccolo che saltellava di ramo
in ramo. Ormai l'uscita dal bosco era vicina, tutto questo in me
suscitò un gran piacere, tenerezza e infine tanta gioia: ero anche
triste perché ero ormai fuori dal bosco, ma quelle immagini mi
resteranno impresse nel cuore.
Autunno
L'aria
si fa più fresca, la sera il sole tramonta sempre prima e così le
notti si allungano, ogni tanto cade una insistente pioggerella.
Le
foglie degli alberi sono sfumate di giallo, rosso e marrone, e
intorno tutto brilla di questi colori.
Molte
piante a poco a poco perdono le foglie.
Alcuni
animali fanno scorta di cibo per mangiarlo poi quando si sveglieranno
durante il lungo sonno invernale: altri animali partono verso i paesi
caldi.
E
gli altri? Affrontano il freddo e la scarsità di cibo dell'inverno.
I
colori dell'autunno
E'
autunno. Il cielo è ancora azzurro e l'aria limpida, ma nelle prime
ore del mattino una nebbiolina grigia e sottile copre le case e i
prati.
All'orizzonte
si vedono uccelli neri che volano verso i paesi caldi.
Le
foglie giallognole e rossicce volteggiano nell'aria, brillano sotto
il sole e cadono per terra.
Le
colline ancora verdi s'indorano sotto il sole del tramonto.
Nei
castagneti al giallo-verdognolo delle foglie si unisce il marrone
lucido delle castagne.
Nei
boschi, larghi tratti ancora verdeggianti di alternano ai cespugli
ingialliti.
Il
contadino raccoglie le pannocchie di granoturco e rivolta le scure
zolle per preparare il terreno per la semina, prima che arrivi
l'inverno.
Le
foglie in autunno
Nel
vasto giardino ci sono già tante foglie cadute a terra. Il terreno
diventa un magnifico tappeto variopinto: ricoperto da ricami gialli,
rossi, violetti ... Sono belle le foglie di tanti colori, più belle
dei fiori. Al nostro passaggio si lamentano con un debole crac, crec,
croc. Quando le accarezzi ti si sbriciolano nelle mani e lasciano un
lieve odore di secco.
Giornata
d'ottobre
Era
una limpida giornata d'ottobre. L'aria leggera e ancora calda di sole
era mossa da un vento capriccioso. Su dai campi e dagli orti saliva
il fumo azzurro azzurro dei fuochi autunnali che riempiva la luminosa
regione di un dolciastro odore di erba e legna verde bruciata. Nei
giardini del villaggio fiorivano margherite, tardive rose pallide e
fra le siepi luccicava ancora qualche ranuncolo. Sulla strada passava
lentamente un carretto. La strada era in lieve discesa a sinistra
campi mietuti e coltivazioni di patate non ancora raccolte, a destra
una giovane abetaia. In rettilineo la strada portava nell'azzurro
cielo autunnale come se, là in alto il mondo dovesse finire.
Mattine
di novembre
Nelle
mattine del principio di novembre il sole tiepido e bianco è disteso
sulle campagne, dove il verde è ormai sparito.
Quel
sole bianco fa pensare a un immenso bucato steso ad asciugare.
Sono
le giornate che si chiamano "estate di San Martino".
Dalle
cantine viene l'odore del mosto.
All'angolo
della piazza riluce, sotto la padella di ferro nero, la bracia rossa
per le castagne.
Una
vecchia aria di danza ristagna sotto il soffitto di travi, fra tele
di ragno che sono d'argento.
I
ricci e le mele
Una
sera d'autunno, quando era già buio ma splendeva luminosa la luna,
sono andato con un altro ragazzo, mio amico, in un campo pieno di
alberi da frutto, specialmente di meli.
Ci
siamo nascosti in un cespuglio, contro vento.
Ecco,
a un tratto, sbucano i ricci, cinque: due più grossi e tre
piccolini.
In
fila indiana si sono avviati verso i meli, hanno girellato tra l'erba
e poi si sono messi al lavoro: aiutandosi coi musetti e con le
gambette, facevano ruzzolare le mele, che il vento aveva il staccato
dagli alberi, e le raccoglievano insieme in uno spiazzetto, ben
vicine una all'altra.
Ma
le mele giacenti per terra si vede che non bastavano; il riccio più
grande, col muso per aria, si guardò attorno, scelse un albero molto
curvo e si arrampicò, seguito da sua moglie.
Si
posarono su un ramo carico e incominciarono a dondolarsi,
ritmicamente: i loro movimenti si comunicarono al ramo, che oscillò
sempre più spesso, con scosse brusche, e molte altre mele caddero
per terra.
Radunate
anche queste vicino alle altre, tutti i ricci, grandi e piccoli, si
arrotolarono, con gli aculei irti, e si sdraiarono sui frutti, che
rimanevano infilzati: c'era chi aveva poche mele infilzate (i
riccetti), ma il padre e la madre erano riusciti a infilzare sette o
otto mele per ciascuno.
La
leggenda dell'estate di San Martino
In
una fredda giornata di novembre, un soldato, di nome Martino,
incontra un povero vecchio che gli chiede l'elemosina e trema per il
freddo. Il cielo è ricoperto di nuvole nere, piove e tira un vento
gelido, quasi invernale, il mendicante rischia di morire. Il
cavaliere prova una grande pietà e sceso da cavallo, con la spada,
taglia in due il suo caldo mantello e lo dona al povero. Il
mendicante lo ringrazia con un sorriso e poi continua il suo cammino.
Martino
prosegue la sua strada mentre la pioggia continua a scendere con
forza e il vento continua la sua corsa impetuoso e gelido.
Ma
ecco che d'improvviso la pioggia cessa di scendere, il vento si
placa, il cielo si colora d'azzurro, il sole ritorna: con i suoi
caldi raggi riscalda la terra e il cuore degli uomini.
Era
l'11 di novembre, il giorno dell'estate di San Martino!
Pioggia
autunnale
"Alla
fine dell'autunno, in un solo giorno, cambiava il tempo. Di notte
dovevamo chiudere le finestre perché non entrasse la pioggia e il
vento freddo strappava le foglie dagli alberi della piazza.
Le
foglie giacevano fradice nella pioggia e il vento spingeva la pioggia
contro il grosso autobus verde al capolinea".
Il
platano in autunno
In
mezzo al prato un platano allargava i suoi rami. Le foglie avevano
varie tonalità, dal verde pallido al rosso rame, ma erano ancora
attaccate al loro gambo e il platano, bellissimo a vedersi ne era
fiero. Al mattino il bosco era ovattato da una fitta nebbia e i
sentieri erano grigi. Il cielo sembrava ricoperto da pesanti panni
grigiastri e il sole non dava alcun tepore. Il giorno seguente il
platano era completamente spoglio. Le foglie giacevano per terra,
formando una fitta corona tutt'intorno al tronco.
Pioggia
autunnale in città
Da
tre giorni piove senza tregua. L'acqua precipita sonante sui tetti,
corre a rivoli nelle strade. La gente è stizzita; torme di ombrelli
si buttano contro i muri quando le rasentano automobili e autobus
sventaglianti spruzzi gialli e lunghi dalle ruote. Solo i vigili, nei
loro impermeabili, raccolgono pazienti le acque del cielo e ... della
terra.
I
funghi
Il
bosco in autunno è il trionfo dei colori. E' il momento in cui
compaiono i funghi; essi spuntano tutti insieme. Ecco il porcino con
il cappello color tonaca di frate cappuccino con il grosso piede
color avorio;
ecco il gallinaccio con
il collaretto color arancione tutto piegoline;
ecco l'ovolaccio con
il suo ombrello rosso, punteggiato di lacrime bianche;
e ancora il prataiolo con
il suo parasole chiaro da vecchia signora.
La
storia del vino
“Dai,
Vino Buono, racconta la tua storia!” chiedono tutte le bottiglie
della cucina.
“Uffa,
che barba!” borbotta Aceto a cui non va mai bene niente.
Il
Vino guarda i suoi amici e poi, non foss'altro che per far dispetto a
suo cugino Aceto, incomincia a raccontare: “Dovete sapere che mio
padre era un Gran Vigneto e mia madre era tanto dolce e buona che
tutti gli altri grappoli la invidiavano. Molta gente veniva ad
ammirare la mia famiglia ed io non ero ancora nato che già tutti
dicevano: “Chissà che buon vino verrà fuori da voi!”.
Dopo
che sono nato, mi hanno messo in una bottiglia verde con su una bella
etichetta in cui era stata scritta la mia data di nascita ed il nome
di mio papà, e mi hanno mandato in cantina a studiare da Vino Buono.
Ho imparato un mucchio di cose, sapete: che non mi devo scuotere, per
esempio, se no divento torbido, che non devo dare confidenza
all'acqua e che … non devo dire mai malignità, per non rischiare
di diventare Aceto!”.
“Bravo!”
urla Olio entusiasta. Anche le altre bottiglie applaudono e mentre
Vino Buono ringrazia, Aceto, disperato, si butta a capofitto
nell'insalata!
La
rondine che non sapeva volare
Mamma
Coniglio fu svegliata da un rumore che veniva dall'esterno. Fuori
c'era una piccola rondine che si lamentava: “Ho perso la mia mamma
e il mio papà” diceva “e anche i miei fratelli e le mie sorelle.
Sono volati tutti via, ma io non so volare.
“Non
preoccuparti” disse mamma Coniglio “puoi restare con noi!”.
Coniglietto
e Benny furono felici di avere una nuova amica e Vrip, la rondine, si
adattò bene alla vita dei coniglietti.
Dopo
qualche giorno mamma Coniglio pensò che Vrip sarebbe dovuta andare a
scuola con gli altri e la mandò.
Maestro
Talpa fu sorpreso di vederla: “Non dovresti essere qui” disse
“tutte le rondini sono già partite.
“Partite
per dove?” chiese Vrip.
“Ogni
anno in questo periodo” spiegò il maestro “le rondini volano
verso i paesi caldi dove passano l'inverno.
“Ma
io non posso andare” disse Vrip “io non so volare.
“Maestro
Talpa fu irremovibile: “Dovrai imparare. Gufetto ti aiuterà.
Così
Gufetto passò la mattina a insegnare a Vrip a volare. E il
pomeriggio Mamma Coniglio fu sorpresa di vederla entrare in casa
volando.
“Vado
a cercare i miei amici” spiegò Vrip “Grazie di avermi
ospitato!”.
Mamma
Coniglio sorrise e la salutò con la mano. “Vieni a trovarci
l'estate prossima!” le gridò.
Andare
in letargo
Quest'abitudine
di andare in letargo può sembrare strana, ma bisogna ammettere che è
piuttosto comoda e utilissima per evitare situazioni spiacevoli.
Se
volete provare, il procedimento è molto semplice: dovete soltanto
mettervi a letto e lasciarvi raffreddare un po' alla volta. Quando
siete freddi pressappoco come un cubetto di ghiaccio, e respirate
quel tanto da dimenticare come si fa, allora siete “caduti in
letargo”.
Certo,
gli animali vanno in letargo non per pigrizia, ma per motivi molto
seri: quando il mondo è tanto freddo e non si trova niente da
mangiare, alcuni animali si mettono a letto e non ci pensano più:
dormono cinque, sei, sette mesi finché il brutto periodo è passato!
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