Il Natale a scuola: racconti, poesie, filastrocche, temi, leggende, percorsi educativo didattici di apprendimento per l'analisi, la comprensione, l'interpretazione del testo

  Il Natale a scuola Le festività del Natale offrono molti spunti sia dal punto di vista didattico, sia educativo. Molto spesso si dice che la scuola italiana non sia al passo coi tempi. Bene, ritengo invece che in alcuni casi sia meglio che la scuola  non si uniformi , non diventi lo specchio deformato di una realtà  volta all'immagine  più che  alla   sostanza ,  alla forma  più che  al contenuto . In particolare le festività natalizie sono diventate principalmente un affare commerciale e diventano l'esatto contrario dell'autentico messaggio di pace e d'amore. E' il momento quindi di andare  contro corrente  e ritornare al significato etimologico della parola Natale che significa  nascita , nascita di Gesù, ed esprime valori universali condivisibili dai credenti e dai non credenti: la pace, l'uguaglianza nella diversità, l'amore per se stessi e per gli altri, la solidarietà, sono valori dell'uomo in quanto tale.  I bambini risponderanno in modo positiv

"Il nocciolo" di Lev Tolstoj - Lettura, comprensione, ed interpretazione del testo - La similitudine nel testo narrativo

Il nocciolo

La mamma aveva comprato alcune susine per i suoi bambini e le aveva messe in un piatto. Giovannino non aveva mai mangiato susine e si avvicinava continuamente al piatto per fiutarle. Il loro profumino gli piaceva; egli aveva una gran voglia di assaggiarle.
Quando Giovannino rimase solo nella stanza, non poté più resistere: prese una susina e la mangiò.
La mamma, prima del pranzo, contò le susine e vide che ne mancava una. Lo disse sottovoce al babbo.
Terminato il pranzo, il babbo domandò:
- Uno di voi ha forse mangiato una susina?
Tutti risposero di no. Giovannino diventò rosso come un gambero, ma rispose di no anche lui. No, proprio non ne aveva mangiate.
- Non è bene che qualcuno di voi abbia mangiato una susina - disse il babbo facendosi pensieroso. - ma questo è niente. La cosa più grave è che le susine hanno un nocciolo, e se qualcuno, non sapendo come si mangiano le susine, inghiotte il nocciolo, il giorno dopo muore. Io temo che succeda qualcosa del genere.
Giovannino impallidì.
- Io non l'ho mangiato il nocciolo - disse. - Io l'ho gettato fuori dalla finestra ...
Tutti risero. Ma Giovannino no, Giovannino non rise.
Anzi, per la vergogna si mise a piangere.

Leone Tolstoj

Analisi e comprensione del testo
  1. Quali sono i personaggi di questo racconto?
  2. Cosa compra la mamma?
  3. Cosa fa Giovannino?
  4. Chi si accorge che manca una susina?
  5. Cosa domanda il babbo?
  6. Cosa rispondono i bambini e Giovannino?
  7. Cosa dice il babbo?
  8. Come reagisce Giovannino alle parole del babbo?
  9. Perché viene scoperto?
  10. Per quale motivo tutti ridono?
  11. Perché Giovannino si mette a piangere?
Interpretazione del testo
  • Cosa significa il proverbio "Le bugie hanno le gambe corte"?
  • Lo trovi adatto a questa storia?
Nel testo è presente una similitudine. Prova ad individuarla e sottolineala in rosso.

Il nocciolo

La mamma aveva comprato alcune susine per i suoi bambini e le aveva messe in un piatto. Giovannino non aveva mai mangiato susine e si avvicinava continuamente al piatto per fiutarle. Il loro profumino gli piaceva; egli aveva una gran voglia di assaggiarle.
Quando Giovannino rimase solo nella stanza, non poté più resistere: prese una susina e la mangiò.
La mamma, prima del pranzo, contò le susine e vide che ne mancava una. Lo disse sottovoce al babbo.
Terminato il pranzo, il babbo domandò:
- Uno di voi ha forse mangiato una susina?
Tutti risposero di no. Giovannino diventò rosso come un gambero, ma rispose di no anche lui. No, proprio non ne aveva mangiate.
- Non è bene che qualcuno di voi abbia mangiato una susina - disse il babbo facendosi pensieroso. - ma questo è niente. La cosa più grave è che le susine hanno un nocciolo, e se qualcuno, non sapendo come si mangiano le susine, inghiotte il nocciolo, il giorno dopo muore. Io temo che succeda qualcosa del genere.
Giovannino impallidì.
- Io non l'ho mangiato il nocciolo - disse. - Io l'ho gettato fuori dalla finestra ...
Tutti risero. Ma Giovannino no, Giovannino non rise.
Anzi, per la vergogna si mise a piangere.

Leone Tolstoj

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