Un racconto per amare di più la natura e meno il cellulare: "Il Bosco Incantato di Pixel" (creato da Copilot microsoft)

**Il Bosco Incantato di Pixel** C'era una volta un bosco incantato chiamato Pixel, dove gli alberi sussurravano storie antiche e i fiori danzavano al ritmo del vento. In questo bosco magico, viveva un piccolo folletto di nome Luce, che aveva il potere di far brillare le cose con un semplice tocco. Un giorno, Luce notò che i bambini del villaggio vicino passavano tutto il loro tempo a fissare dei piccoli rettangoli luminosi, chiamati cellulari, dimenticandosi di giocare all'aria aperta. Preoccupato, Luce decise di usare la sua magia per mostrare ai bambini la bellezza della natura. Con un pizzico di polvere di stelle, Luce fece sì che ogni cellulare mostrasse immagini del bosco incantato. Gli alberi sembravano così reali che i bambini sentirono il profumo del muschio e il canto degli uccellini. Incantati, misero da parte i cellulari e corsero verso il bosco. Arrivati nel bosco, i bambini scoprirono un mondo di meraviglie. Inseguirono farfalle arcobaleno, costruirono castelli di

Cronaca del viaggio d'istruzione: le Grotte di Toirano, il museo etnografico, la visita al frantoio.

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Cronaca del viaggio d'istruzione: le Grotte di Toirano, il museo etnografico, la visita al frantoio.

Io, i miei maestri e i miei compagni delle classi terze, siamo andati a fare una gita scolastica alle Grotte di Toirano. Quando arrivammo vedemmo che il cancello era chiuso e sopra un cartello c'era scritto: orario di apertura previsto per le ore 9,30 fino alle ore 12,30. Allora il maestro Ercole disse: “Purtroppo dobbiamo aspettare che il cancello venga aperto!”. Quasi tutti dovevamo andare in bagno e, per questo motivo il maestro scese dal pullman, fece qualche passo per arrivare vicino alla guardia del cancello e gli disse se potevamo entrare. La guardia aprì il cancello e noi entrammo; l'autista parcheggiò il pullman e i maestri ci fecero scendere e tutti quelli che avevano felpe o giacche se le misero. I maestri ci fecero andare al bagno; poi il maestro Ercole prese tutti i biglietti occorrenti per entrare nelle grotte. Noi, sotto la guida dei maestri, percorremmo la salita fino ad arrivare in uno spiazzo di terreno piano. Sfiniti ci sedemmo per aspettare la guida delle grotte. Quando arrivò entrammo nelle grotte. Nel primo pezzo di grotta il maestro ci disse di ascoltare e di non parlare durante la spiegazione della guida. La guida iniziò a spiegare dicendoci che avremmo visitato due parti di grotta: una scoperta dall'uomo di Cro Magnon e l'altra scoperta recentemente. Poi ci disse di stare attenti ai quattrocento scalini. Quando entrammo nel primo tratto di grotta la guida ci disse: “Questa parte di grotta si chiama grotta della strega perché c'è una stalagmite (formazione di calcare), che per essere lunga un centimetro deve avere vent'anni, si forma dall'alto verso il basso, a forma di calza di una strega!”.
Salimmo gli scalini poi seguimmo la guida mentre ci spiegava che dentro ai cerchi bianchi c'erano impronte di piedi, di ginocchia e di mani, mentre dentro un cerchio rosso c'era l'impronta di un graffio d'orso. Poi ci fece vedere una stalagmite che appariva ai nostri occhi come un organo formato dal calcare. Dopo aver ammirato “l' organo” arrivammo a vedere il cimitero degli orsi dove c'erano ossa di orsi. Mentre eravamo davanti al cimitero degli orsi ci disse che, quando erano vivi, erano alti dai 3 ai 6 metri, poi ci disse che potevano pesare sui 600 Kg. Dopo arrivammo in un posto dove gli uomini primitivi dormivano. La guida ci disse che questo tratto era il punto più alto della grotta perché 100 metri separavano quel punto della grotta dalla superficie della montagna. La guida ci disse che il tratto dopo questa parte era diviso da un muro e, per questo motivo, gli uomini primitivi non lo avevano mai visto. Noi andammo sempre avanti finché non vedemmo delle colonne ( formazioni di calcare formate dall'unione di una stalattite con una stalagmite) magnifiche perché ricoperte di formazioni rotonde. Per scendere, la guida, ci disse che potevamo toccare la formazione alla nostra sinistra. Andammo sempre più avanti fino ad arrivare ad una “stanza” di roccia. La guida ci disse che questa stanza fu utilizzata come rifugio della prima guerra mondiale. Camminammo sempre più avanti fino all'uscita della grotta, ringraziammo la guida e scendemmo dagli scalini. Una volta arrivati al pullman l'autista ci portò al museo etnografico. La guida del museo ci spiegò un sacco di cose molto interessanti. Ci fece vedere molte cose particolari come un orologio antico che segnava le ore, i minuti, i giorni, i mesi, gli anni, le fasi lunari e, quando era mezzogiorno, un soldatino che era nella porticina destra usciva e andava nella porticina sinistra accompagnato da una bella musichetta. Poi siamo andati ai giardinetti del posto dove abbiamo mangiato. Io mangiai un finocchio crudo e una fetta spessa di prosciutto cotto. Però non mangiai la focaccia. Poi io bevvi una bottiglia di aranciata e mezza bottiglia di acqua gasata. Poi a piedi andammo in un frantoio molto piccolo. Un lavoratore ci mostrò come era alimentato il frantoio. Affacciandosi alla finestra si vedeva un mulino ad acqua funzionante. Il lavoratore ci disse che quel mulino era la fonte di energia. Il lavoratore ci spiegò a che cosa servivano le macchine dentro al frantoio. Il lavoratore ci disse che tutto tranne l'acqua viene utilizzato. Noi facemmo un sacco di domande che il lavoratore riteneva interessanti. La maggior parte delle bambine che fecero le domande furono quelle della III a. Gli unici bambini che fecero domande furono tre. Dopo essere andati al frantoio andammo a casa del lavoratore per riempire le bottiglie vuote. Poi entrammo dentro al pullman e andammo alla pensilina di Imperia dove incontrammo le nostre madri e i nostri padri. 

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