"I doni", le quattro stagioni in una filastrocca di Angiolo Silvio Novaro
I doni
Primavera
vien danzando
vien danzando alla tua porta
Sai tu dirmi che ti porta?
Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialli;
e poi rose, a fasci e a mucchi.
vien danzando alla tua porta
Sai tu dirmi che ti porta?
Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialli;
e poi rose, a fasci e a mucchi.
E
l'estate vien cantando,
vien cantando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un cestel di bionde pesche
vellutate, appena tocche,
e ciliege lustre e fresche,
ben divise a mazzi e a ciocche.
vien cantando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un cestel di bionde pesche
vellutate, appena tocche,
e ciliege lustre e fresche,
ben divise a mazzi e a ciocche.
Vien
l'autunno sospirando,
sospirando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie.
sospirando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie.
E
l'inverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un fastel d'aridi ciocchi,
un fringuello irrigidito;
e poi neve neve a fiocchi
e ghiacciuoli grossi un dito.
vien tremando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un fastel d'aridi ciocchi,
un fringuello irrigidito;
e poi neve neve a fiocchi
e ghiacciuoli grossi un dito.
La
tua mamma vien ridendo.
vien ridendo alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta?
Il suo vivo e rosso cuore,
e lo colloca ai tuoi piedi,
con in mezzo ritto un fiore:
Ma tu dormi e non lo vedi!
vien ridendo alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta?
Il suo vivo e rosso cuore,
e lo colloca ai tuoi piedi,
con in mezzo ritto un fiore:
Ma tu dormi e non lo vedi!
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sono un anziana nonna ma con il cervello funzionante e mi ricordo che ai miei tempi s imparavano poesie meravigliose che ci legavano alla natura agli animali ...oggi sta sparendo questo sentimento verso la natura stravolta da tropps tecnica e dall abuso di computer anche tra i bambini.... alla mia eta dovetti imparare a programmare un computer non a livello tecnico... a usare lo smartfone e tutto cio m intristisce perche sono venuti a mancare i veri rapporti umani e i giochi costruttivi dei bambini che stimolavano la loro fantasia... rimpiango quel periodo e mi consolo leggendo quelle belle poesie che ho raccolto nei miei vecchi libri scolastici. Mi auguro che la societa odierna possa riscoprire le bellezze della natura oggi stravolta dalla siccita... e soprattutto ritrovare il vero rapporto umano basato su incontri personali e non tramite la tecnica. Una nonna molto preoccupata.... foneg dervello
RispondiEliminaGentile lettrice, condivido in pieno quanto lei dice e le sono grato per il commento. Uno dei grossi limiti della tecnologia, di cui sono figli i social quali face book e instagram, solo per citare i più famosi, rendono i rapporti più virtuali che reali. Oggi, nella virtualità dell'essere umano, si legge poco e la poesia in particolare è diventata la Cenerentola della letteratura. Le auguro ogni bene, Ercole
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