Un racconto per amare di più la natura e meno il cellulare: "Il Bosco Incantato di Pixel" (creato da Copilot microsoft)

**Il Bosco Incantato di Pixel** C'era una volta un bosco incantato chiamato Pixel, dove gli alberi sussurravano storie antiche e i fiori danzavano al ritmo del vento. In questo bosco magico, viveva un piccolo folletto di nome Luce, che aveva il potere di far brillare le cose con un semplice tocco. Un giorno, Luce notò che i bambini del villaggio vicino passavano tutto il loro tempo a fissare dei piccoli rettangoli luminosi, chiamati cellulari, dimenticandosi di giocare all'aria aperta. Preoccupato, Luce decise di usare la sua magia per mostrare ai bambini la bellezza della natura. Con un pizzico di polvere di stelle, Luce fece sì che ogni cellulare mostrasse immagini del bosco incantato. Gli alberi sembravano così reali che i bambini sentirono il profumo del muschio e il canto degli uccellini. Incantati, misero da parte i cellulari e corsero verso il bosco. Arrivati nel bosco, i bambini scoprirono un mondo di meraviglie. Inseguirono farfalle arcobaleno, costruirono castelli di

Favola giapponese (Bunbuku Chagama)

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Bunbuku Chagama

Un giorno il venditore ambulante Jinbei stava tornando a casa con il carretto pieno di cianfrusaglie raccolte durante il giorno quando all'improvviso sentì le grida di una ragazza.
Vide quindi alcuni ragazzi che prendevano in giro una ragazzina indifesa. "Lasciatela in pace!" urlò Jinbei ed i ragazzi scapparono via di corsa.
Quando però l'ambulante si voltò per parlare con la ragazzina,questa era sparita nel nulla. Sorpreso, continuò il suo cammino ma prima di tornare a casa decise di passare dal tempio buddista.

Lì gli si fece incontro un monaco che, dopo averlo salutato gli disse: "Caro Jinbei sto cercando una teiera. Se per caso gliene capita una, me la porti e la pagherò il giusto prezzo".
Tornato a casa Jinbei cominciò a mettere in ordine le cianfrusaglie che aveva preso durante il giorno. L'ambulante aveva l'abitudine di comprare un sacco di cose che nessuno sarebbe stato capace di vendere. Per questo motivo aveva la casa piena di oggetti inutile ed era molto povero.
D'un tratto s'accorse di una splendida teiera messa in un angolo della stanza. Non ricordava di averla comprata ma ripensando alle parole del monaco, si avviò nuovamente verso il tempio.
Quando sistemò la teiera sul retro del carretto sentì una vocina che lo chiamava. Sorpreso si voltò e vide che la teiera era in realtà un procione.
"Ero la ragazza che hai aiutato oggi. Dammi la possibilità di ricambiare il favore". Quindi quella ragazza non era altro che un travestimento del procione, pensò tra sé Jinbei.
Arrivato al tempio Jinbei mostrò la teiera al monaco che, molto contento, decise di acquistarla ignorando la sua vera natura.
Tornato a casa Jinbei pensò "Che cosa terribile che ho fatto...ho ingannato il monaco! Spero proprio che il procione stia bene".
Nello stesso momento, il monaco decise di provare la nuova teiera e di preparare un the caldo.
Il procione, sotto forma di teiera, cercò di resistere il più possibile sopra il fuoco ma quando non ce la fece più, balzò fuori dalla finestra e scappò via. "Sono stato raggirato!" esclamò il monaco.
Jinbei era seduto a casa, preoccupato per il procione, quando questi entrò improvvisamente dalla finestra dicendo: "Ahi, ahi, che brutta esperienza!" e l'ambulante notò che il procione aveva il corpo pieno di bruciature.
"E' tutta colpa mia" disse Jinbei e aggiunse "poverino, sdraiati un pochino a letto ed io medicherò le tue ferite ".
Mentre Jinbei stava mettendo dell'unguento nelle ferite del procione, ecco arrivare il monaco infuriato "come avete potuto ingannarmi così?" disse "a causa dello spavento mi sono anche procurato delle ferite. Rivoglio indietro i miei soldi e le spese per i medicinali!".
Così Jinbei fu costretto a ritornare al monaco molti più soldi di quanti ne avesse fatti con la vendita della teiera.
Il procione disteso sul letto e amareggiato disse: "mi dispiace, volevo restituirti il favore ma ho combinato solo un guaio".
"No, non preoccuparti" aggiunse Jinbei "rimettiti presto perché mi è appena venuta in mente un idea niente male".
Grazie alla cure di Jinbei, le ustioni del procione guarirono in fretta. Allora il procione, desiderando aiutare l'ambulante in qualche modo gli disse: "Qualche giorno fa dicevi di aver avuto una buona idea per potermi sdebitare. Qual era?".
"Oh!" esclamò Jinbei "pensavo che io e te potremmo mettere insieme un numero da strada. Io suonerei il tamburo ed il flauto mentre tu faresti il funambolo ballando sulla corda e trasformandoti in alcuni oggetti. Credo che riusciremmo a racimolare qualche soldo!".
Il procione ci pensò un attimo ma poi accettò con piacere, a patto che lui e Jinbei si fossero allenati duramente per mettere su uno spettacolo incredibile.
Dopo un alcuni mesi, Jinbei ed il procione erano pronti e cominciarono a mostrare i numeri che avevano preparato in giro per il Giappone.
Ben presto la loro fama fu grande e ovunque andassero trovavano sempre una grande folla ad aspettarli e ricompensarli lautamente per il loro spettacolo. Così Jinbei e il procione vissero ricchi e felici per lungo tempo. 

a cura di Mizushima Rika
traduzione italiana di Giuseppe Ferro


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