Un racconto per amare di più la natura e meno il cellulare: "Il Bosco Incantato di Pixel" (creato da Copilot microsoft)

**Il Bosco Incantato di Pixel** C'era una volta un bosco incantato chiamato Pixel, dove gli alberi sussurravano storie antiche e i fiori danzavano al ritmo del vento. In questo bosco magico, viveva un piccolo folletto di nome Luce, che aveva il potere di far brillare le cose con un semplice tocco. Un giorno, Luce notò che i bambini del villaggio vicino passavano tutto il loro tempo a fissare dei piccoli rettangoli luminosi, chiamati cellulari, dimenticandosi di giocare all'aria aperta. Preoccupato, Luce decise di usare la sua magia per mostrare ai bambini la bellezza della natura. Con un pizzico di polvere di stelle, Luce fece sì che ogni cellulare mostrasse immagini del bosco incantato. Gli alberi sembravano così reali che i bambini sentirono il profumo del muschio e il canto degli uccellini. Incantati, misero da parte i cellulari e corsero verso il bosco. Arrivati nel bosco, i bambini scoprirono un mondo di meraviglie. Inseguirono farfalle arcobaleno, costruirono castelli di

Lettura e comprensione del testo: percorso operativo per la scuola media di primo grado.

< Eurialo e Niso, due amici inseparabili

Quella notte i Rutuli di guardia tutt’intorno all’accampamento troiano gozzovigliavano e facevano festa, sicuri di sferrare, il giorno dopo, un attacco vittorioso. Ma i Troiani, nel timore di essere assaliti, non riposavano: un gruppo di armati ispezionava le porte del campo.
A guardia di una di esse c’era Niso, guerriero valoroso, molto abile con l’arco e con il giavellotto; con lui c’era il suo fedele compagno Eurialo, il giovinetto più bello, gentile e gaio tra quelli che avevano seguito Enea. C’era tra loro un grande e reciproco affetto: essi combattevano sempre insieme e, in quel momento, vegliavano insieme a difesa della stessa porta.
A un tratto Niso disse:
-Non so se è un dio a ispirarmi questo pensiero, ma il mio più ardente desiderio è quello di uscire dall’accampamento e di compiere un’impresa memorabile contro i nemici. Detesto starmene qui inerte. Vorrei tentare di raggiungere Enea per informarlo di quanto accade. L’occasione è favorevole: i Rutuli hanno lasciato spegnere quasi tutti i fuochi del campo e dormono ubriachi, sentendosi al sicuro. C’è un gran silenzio tutt’intorno. Vorrei approfittarne: sono sicuro di riuscire a trovare un sentiero che mi conduca alla reggia di Evandro. Se ci sarà una ricompensa, sarà tutta per te, perché a me basta la gloria dell’impresa.
Eurialo, in un primo momento stupito per le parole dell’amico, si entusiasmò poi al pensiero di tanta gloria.
-Sono sorpreso, Niso! – esclamò. – Vuoi escludermi da un’impresa così importante? E dovrei lasciarti correre un simile rischio da solo? Non mi ha educato così mio padre Ofèlte, né mi sono mai comportato in modo da meritare questo diniego da te: ho seguito come te il duro destino di Enea, e anch’io ritengo che la vita sia degnamente spesa solo se viene data in cambio della gloria e dell’onore, cose che tu cerchi e che a me neghi.
-Non ho mai pensato simili cose di te, né tu sei tale da meritarlo. Intendevo andare da solo per altri motivi: se per un destino avverso io dovessi morire, vorrei che tu restassi in vita, sia perché sei più giovane e più degno di vivere, sia perché vorrei che qualcuno, con le armi o con l’oro, riscattasse il mio corpo e gli desse sepoltura; oppure, se questo non fosse possibile, mi rendesse almeno da lontano gli onori funebri. Inoltre non vorrei ma causare un tale dolore alla tua infelice madre che, sola tra tante altre, ha osato seguirti.
Ma Eurialo rispose:
-I tuoi pretesti sono vani, perché io sono già fermo nel mio proposito. Affrettiamoci, dunque. Svegliati due compagni perché prendessero il loro posto, andarono alla ricerca di Ascanio. Il figlio di Enea accolse con entusiasmo la proposta dei due amici e affidò loro molti messaggi per suo padre, promettendo di premiarli con ricchi doni una volta compiuta l’impresa.
Usciti dal campo e varcato il fosso che lo circondava, i due si addentrarono cautamente nell’accampamento nemico. Vedevano qua e là i corpi prostrati dal sonno e dal vino; tra i carri giacevano in terra alla rinfusa guerrieri, armi e calici.
-Ora bisogna osare, Eurialo – disse Niso. – Dobbiamo cogliere l’occasione propizia. Tu fermati e guarda che non venga nessuno; io sgombrerò il passaggio e nello stesso tempo ucciderò quanti più nemici è possibile.
Così disse, e assalì Ramnete, che dormiva nella sua tenda sopra un mucchio di tappeti. Quest’uomo era molto caro al re Turno; era anch’egli re e inoltre era un indovino, ma non aveva saputo evitare il proprio infausto destino.
Uccise poi molti altri nemici, tra cui il giovane Serrano, bello di aspetto e gran giocatore, che quella notte avrebbe fatto meglio a protrarre il gioco fino all’alba, perché perdendo al gioco non avrebbe perso la vita.
In mezzo a loro Niso sembrava un leone affamato che in un ovile aggredisce con le unghie e con i denti il gregge inerme e lo divora ruggendo.
Non fu minore la strage compiuta da Eurialo, che con furia colpì molti nemici, sia oscuri che famosi. Tra questi ultimi c’era Reto, che era sveglio e assisteva alla scena tutto tremante, nascosto dietro una grande anfora. Eurialo gli si avventò sopra e gli immerse la spada nel petto, ritraendola insieme con la sua vita. L’anima gli uscì dal corpo color della porpora, mista di sangue e di vino.
Eurialo stava già rivolgendosi verso altri guerrieri rutuli, quando Niso, vedendo che si lasciava trascinare dal troppo ardore, lo richiamò:
-Basta – gli disse – perché ormai il sole sta sorgendo e la luce ci è nemica. Ci siamo ormai aperti la strada, spargendo molto sangue.
Eurialo allora prese come bottino i finimenti del cavallo di Ramnete e una cintura con borchie d’oro; indossò poi un lucido elmo e così i due amici se ne andarono vittoriosi.
Intanto dalla città di Laurento erano usciti trecento cavalieri comandati da Volscente, che doveva portare a Turno un messaggio del re Latino. Erano già vicini all’accampamento quando videro i due: la luce della Luna brillò sull’elmo dell’imprudente Eurialo e Volscente gridò:
-Chi siete? Dove andate?
I due amici non risposero, ma si affrettarono a fuggire approfittando del bosco e della notte.
I cavalieri circondarono rapidamente il bosco. Era un’ampia macchia di scure elci e di pruni, con radi sentieri stretti e nascosti.
L’intrico dei rami, il peso del bottino e l’incertezza sulla strada da prendere impedivano Eurialo. Niso, più sciolto e più leggero, si spinse oltre senza accorgersi che il compagno era rimasto indietro.
Era ormai fuori dalla vista dei nemici, nei campi che poi furono chiamati Albani, quando si fermò ad aspettare il suo amico.
Non vedendolo arrivare, esclamò disperato:
-Infelice Eurialo, dove ti ho lasciato? Come posso ritrovarti in questo labirinto?
E subito tornò indietro. Dapprima si aggirò per la selva senza che gli giungesse alcun rumore. Poi udì le trombe e i cavalli e le grida degli inseguitori; infine scorse Eurialo che, circondato dai nemici come un leone dai cacciatori, si difendeva invano.
Che fare? Come salvare il suo amico?
Subito prese una freccia e, volto il viso alla luna, la invocò:
-Tu Diana, eterno lume della notte, regina dei boschi, da mio padre e da me hai sempre ricevuto ricche offerte dopo caccia. Fa’ che io possa gettare scompiglio nella schiera dei nemici e guida la mia mano.
E vibrò il suo dardo che, fendendo la notte, colpì uno dei cavalieri. Stupiti e confusi, i Rutuli si guardarono l’un l’altro, e tutti insieme si guardarono intorno, temendo nuove insidie.
Niso allora, incoraggiato dal successo, prese la mira e vibrò con tutta la sua forza un altro dardo che, sibilando nell’aria, trapassò da parte a parte le tempie di Tago.
Volscente, infuriato, non comprendendo chi potesse aver colpito i suoi compagni e non potendo vendicarsi su nessuno, urlò a Eurialo:
-Tu pagherai per tutti e due! – e, stretta in pugno la spada, corse verso di lui.
Allora, sgomentato e smarrito, Niso balzò fuori dal suo nascondiglio, gridando:
-Me, colpite me, uccidete me, Rutuli. Sono stato io, ho ordinato io questo inganno. Volgete le armi contro di me, perché egli non ha potuto osare niente contro di voi. Ve lo giuro per questo cielo e per queste stelle, che hanno visto tutto: l’unico male che egli abbia commesso è stato quello di amare troppo il suo infelice amico.
Ma mentre parlava così, Volscente aveva già sferrato il colpo, trafiggendo il bianco petto di Eurialo. E già morendo egli cadeva, con le belle membra rigate di sangue e il collo reclinato, come un fiore purpureo quando è reciso dall’aratro o un papavero appesantito dalla rugiada che china la corolla verso terra.
Niso si slanciò in mezzo ai nemici, scagliandosi contro Volscente, cercando solo lui, mirando solo lui. I cavalieri che gli stavano intorno cercavano di respingerlo, ma egli incalzò, ruotando velocemente la fulminea spada per farsi largo. Infine, raggiunto il suo nemico che gridava, gli immerse in gola la spada e spinse.
Poi, trafitto da cento lance, si lasciò cadere sul corpo esamine di Eurialo.

Trasposizione in prosa dall'Eneide di Virgilio


Scheda operativa


I personaggi

  • Eurialo è piu giovane di Niso e pertanto più impulsivo. In quale parti si nota questo aspetto del suo carattere? 
  • Virgilio accenna ad alcuni personaggi che nella storia hanno un ruolo secondario: le vittime dei due amici. Sintetizza accanto a ciascuno le informazioni che ricaverai dal testo:
RAMNETE
SERRANO 
RETO

L'ambiente e il tempo

Niso rivolge la sua preghiera alla dea Diana che, nella mitologia classica, rappresenta la luna. Aiutandoti con il vocabolario o con una ricerca nel web, spiega che cosa rappresentano le divinità romane sotto elencate:

GIOVE 
NETTUNO
VENERE
APOLLO
EOLO
MARTE
VULCANO

Spunti per la riflessione e la produzione scritta
  1. Niso, pur potendo salvarsi, sceglie di vendicare l'amico e di morire insieme con lui. Trovi giusta la sua decisione o pensi che, non potendo ormai sottrarre alla morte Eurialo, sarebbe stato meglio che si mettesse in salvo anche lui? 
  2. Hai certamente letto un fatto di cronaca, un romanzo o un racconto, oppure hai visto un film nel quale un personaggio, mosso da amicizia o amore, ha sacrificato la sua vita per salvare quella di un altro. Racconta questa storia.

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