"I due volti della Pasqua" poesia di Ercole Bonjean

Le terribili tragedie delle guerre in Ucraina e in Palestina, la recente orribile strage a Mosca, fanno riflettere su quanto sia importante vivere in pace e superare ogni tipo di barriera che possa essere d'ostacolo alla libertà d'ogni popolo della Terra. L'arte, la musica, la letteratura, il cinema, il teatro, tutto ciò che è cultura, può aiutare a combattere la la guerra e ogni forma di violenza, a formare cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. La scuola può pertanto fare molto per formare coscienze libere: " la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare". Quant'è vera questa affermazione di Piero Calamandrei! Ce ne accorgiamo in questi giorni in cui tutte le nostre sicurezze sono messe in forse e "l'aria comincia a mancare". Mi rincuora vedere, in questi giorni di disperazione, quanta solidarietà sia nata in tutto il mondo a favore di chi è stato colpito da un'immane violenza

Il testo narrativo fantastico. Tema: "Alla riconquista dell'onore perduto"

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Tema

Alla riconquista dell'onore perduto

Tanto tempo fa, in una terra ai limiti dell'universo, c'era una città: Altdorf.
Alla sua periferia si scorgeva un'umile casupola, con le pareti in legno, delle finestre a forma ellittica ed una porticina in legno intarsiato. Era la casa del misterioso eremita Fennec. Costui aveva deciso di intraprendere questo tipo di vita perché, cinquanta anni prima, la sua nobile famiglia aveva subito una grande umiliazione, provocata dalla razzia del loro castello. Fennec era molto triste perché non riusciva a stare da solo, tanto che si metteva spesso a parlare con piante ed oggetti. Un bel giorno decise che sarebbe andato alla riconquista dell'onore! Ma più che i beni di famiglia Fennec desiderava l'anello della Fenice.
L'anello era stato forgiato per suo padre: nel caso l'avesse perduto in qualsiasi modo, sarebbe stato disonorato per sempre. In quel momento l'anello era in possesso del drago Barlog, che risiedeva in una caverna nelle Montagne Nebbiose.
Fennec prese una bisaccia di latte, cinque d'acqua, un barilotto di carne secca, una cinquantina di gallette, un cavallo, delle coperte e la magica spada Aragrim, che aveva il potere di illuminarsi quando il proprietario era in pericolo.
Partì verso Altdorf.
Quando gli abitanti lo videro dissero: "E' tornato l'Eremita!", ma Fennec passò indifferente in mezzo alle vie. Attraversò tutta la città e sbancò alle pendici delle Montagne Nebbiose. Qui disse, riferendosi a Barlog: "Aspettami! Immonda creatura! Essere spregevole!".Ricominciò a cavalcare, solo, su per sentieri ripidi e tortuosi ... ma la notte arrivò: quindi Fennec dovette trovare un luogo per riposare in attesa dell'alba, ma Aragrim si illuminò: ciò voleva dire che Fennec era in pericolo. Poco dopo, il preavviso della spada si rivelò concreto: sui picchi più vicini i giganti della montagna, alti come dieci uomini, rozzi e inguaribilmente infantili, "giocavano" a lanciare, dopo averle strappate dal terreno, colline intere contro i propri compagni, che le sfondavano a loro volta con un pugno o una testata.
La notte passò così, ma senza conseguenze per Fennec, che aveva rischiato di essere stritolato da qualche detrito. Si alzò e ripartì. Sul finire della giornata Fennec raggiunse un piccolo accampamento ed esclamò: "Uomini!". Ma era una trappola, perché sbucarono una dozzina di troll (mostri creati con la magia) che accerchiarono Fennec: era spacciato! Improvvisamente, però, due mostri caddero bocconi per terra, morti: saltò fuori un umano dall'aria poco rassicurante, che uccise un altro troll con un colpo d'ascia; allora Fennec si fece avanti, colpendo a morte il loro capo.
I sopravvissuti fuggirono ed allora Fennec ringraziò l'uomo e scoprì che si chiamava Aigron. Dormirono lì senza altri disturbi.
L'indomani Aigorn chiese a Fennec: "Che cosa fai qui?"; quest'ultimo cominciò a narrargli la sua lunga storia, così Aigorn si unì a Fennec nella sua avventura. Arrivarono a una grotta buia, profonda e tetra. Sbirciarono dentro: c'era il drago Barlog: Fennec trasalì quando vide quell'essere nero e dalla pelle squamata, dura come il marmo; dormiva e il suo respiro era lento e disgustoso: era una creatura orribile!
Allora Aigorn ed il suo compagno si guardarono e Fennec disse: "E' là dentro l'anello della Fenice". Ma Aigorn lo interruppe chiedendo: "Come facciamo a recuperarlo?". Fennec ribatté: "Come farò io a recuperarlo?!". Si interruppe pochi istanti per poi rispondere così: " Su questo ho già riflettuto e ho deciso che ucciderò Barlog!".
L'indomani, quando Aigorn s'alzò, vide Fennec che entrava nell'antro del drago; Barlog non dormiva, anzi era decisamente allegro, ma l'incedere sfacciato di Fennec lo infastidì: "Ehi! Omuncolo da quattro soldi, come osi disturbare il "Supremo"?".
Fennec ribatté: "Il Supremo eh? Sì, il Supremo degli inetti!".
A quel punto Barlog andò su tutte le furie lanciando fuoco da ogni parte; Fennec si salvò grazie al suo scudo con cui parò tutti i colpi, ma se ne andò sconfitto.
Questa pantomima si ripeté più volte, fino a che Fennec non fece appello ad Aigorn chiedendogli: "Qual è il punto debole di Barlog?". Aigorn rispose: "La curiosità!". Così Fennec pensò di attirare il drago fuori dalla sua caverna e di farlo colpire dall'infallibile lancia dell'amico. Entrò e, aizzando la curiosità del mostro, lo attirò fuori dalla caverna, dando modo ad Aigorn di uccidere Barlog con la lancia.
Fennec recuperò l'anello della Fenice e, per ringraziare l'amico, regalò ad Aigorn la propria spada magica Aragrim.

(Carlo, classe quinta)

Hai saputo cogliere i vari elementi della fiaba, riuscendo ad esprimerti in forma chiara, scorrevole. Appropriato l'uso di termini particolarmente ricercati inseriti nella struttura del testo.
In estrema sintesi: dal tuo tema traspare il piacere di scrivere, di scrivere bene. Te ne sono grato.

Ottimo e lode

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