Un racconto per amare di più la natura e meno il cellulare: "Il Bosco Incantato di Pixel" (creato da Copilot microsoft)

**Il Bosco Incantato di Pixel** C'era una volta un bosco incantato chiamato Pixel, dove gli alberi sussurravano storie antiche e i fiori danzavano al ritmo del vento. In questo bosco magico, viveva un piccolo folletto di nome Luce, che aveva il potere di far brillare le cose con un semplice tocco. Un giorno, Luce notò che i bambini del villaggio vicino passavano tutto il loro tempo a fissare dei piccoli rettangoli luminosi, chiamati cellulari, dimenticandosi di giocare all'aria aperta. Preoccupato, Luce decise di usare la sua magia per mostrare ai bambini la bellezza della natura. Con un pizzico di polvere di stelle, Luce fece sì che ogni cellulare mostrasse immagini del bosco incantato. Gli alberi sembravano così reali che i bambini sentirono il profumo del muschio e il canto degli uccellini. Incantati, misero da parte i cellulari e corsero verso il bosco. Arrivati nel bosco, i bambini scoprirono un mondo di meraviglie. Inseguirono farfalle arcobaleno, costruirono castelli di

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo XV: "Gli assassini inseguono Pinocchio; e, dopo averlo raggiunto, lo impiccano a un ramo della quercia grande".

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XV
Gli assassini inseguono Pinocchio; e, dopo averlo raggiunto, lo impiccano a un ramo della quercia grande.

Allora il burattino, perdutosi d’animo, fu proprio sul
punto di gettarsi in terra e di darsi per vinto, quando nel girare gli occhi all’intorno vide fra mezzo al verde cupo degli alberi biancheggiare in lontananza una casina candida come la neve.
– Se io avessi tanto fiato da arrivare fino a quella casa, forse sarei salvo, – disse dentro di sé.
E senza indugiare un minuto riprese a correre per il
bosco a carriera distesa. E gli assassini sempre dietro.
E dopo una corsa disperata di quasi due ore, finalmente tutto trafelato arrivò alla porta di quella casina e bussò. Nessuno rispose.
Tornò a bussare con maggior violenza, perché sentiva
avvicinarsi il rumore dei passi e il respiro grosso e affannoso de’ suoi persecutori.
Lo stesso silenzio.
Avvedutosi che il bussare non giovava a nulla, cominciò per disperazione a dare calci e zuccate nella porta. Allora si affacciò alla finestra una bella bambina, coi capelli turchini e il viso bianco come un’immagine di cera, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto, la quale senza muovere punto le labbra, disse con una vocina che pareva venisse dall’altro mondo:
– In questa casa non c’è nessuno. Sono tutti morti.
– Aprimi almeno tu! – gridò Pinocchio piangendo e
raccomandandosi.
– Sono morta anch’io.
– Morta? e allora che cosa fai costì alla finestra?
– Aspetto la bara che venga a portarmi via.
Appena detto così, la bambina disparve, e la finestra si
richiuse senza far rumore.
– O bella bambina dai capelli turchini, – gridava Pinocchio, – aprimi per carità! Abbi compassione di un povero ragazzo inseguito dagli assass...
Ma non poté finir la parola, perché sentì afferrarsi per
il collo, e le solite due vociaccie che gli brontolarono minacciosamente:
– Ora non ci scappi più!
Il burattino, vedendosi balenare la morte dinanzi agli
occhi, fu preso da un tremito così forte, che nel tremare, gli sonavano le giunture delle sue gambe di legno e i quattro zecchini che teneva nascosti sotto la lingua.
– Dunque? – gli domandarono gli assassini, – vuoi
aprirla la bocca, sì o no? Ah! non rispondi?... Lascia fare: ché questa volta te la faremo aprir noi!...
E cavato fuori due coltellacci lunghi lunghi e affilati
come rasoi, zaff... gli affibbiarono due colpi nel mezzo alle reni.
Ma il burattino per sua fortuna era fatto d’un legno durissimo, motivo per cui le lame, spezzandosi, andarono in mille schegge e gli assassini rimasero col manico dei coltelli in mano, a guardarsi in faccia.
– Ho capito, – disse allora uno di loro, – bisogna impiccarlo! Impicchiamolo!
– Impicchiamolo, – ripeté l’altro.
Detto fatto, gli legarono le mani dietro le spalle e passatogli un nodo scorsoio intorno alla gola, lo attaccarono penzoloni al ramo di una grossa pianta detta la Quercia grande.
Poi si posero là, seduti sull’erba, aspettando che il burattino facesse l’ultimo sgambetto: ma il burattino, dopo tre ore, aveva sempre gli occhi aperti, la bocca chiusa e sgambettava più che mai.
Annoiati finalmente di aspettare, si voltarono a Pinocchio e gli dissero sghignazzando:
– Addio a domani. Quando domani torneremo qui, si
spera che ci farai la garbatezza di farti trovare bell’e morto e con la bocca spalancata.
E se ne andarono. Intanto s’era levato un vento impetuoso di tramontana, che soffiando e mugghiando con rabbia, sbatacchiava in qua e in là il povero impiccato, facendolo dondolare violentemente
come il battaglio di una campana che suona a
festa. E quel dondolìo gli cagionava acutissimi spasimi, e il nodo scorsoio, stringendosi sempre più alla gola, gli toglieva il respiro.
A poco a poco gli occhi gli si appannavano; e sebbene
sentisse avvicinarsi la morte, pure sperava sempre che da un momento all’altro sarebbe capitata qualche anima pietosa a dargli aiuto. Ma quando, aspetta aspetta, vide che non compariva nessuno, proprio nessuno, allora gli tornò in mente il suo povero babbo... e balbettò quasi moribondo:
– Oh babbo mio! se tu fossi qui!...
E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la
bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito.

Comprensione del testo
  1. Cosa vede Pinocchio mentre è inseguito dagli assassini?
  2. Dove giunge Pinocchio?
  3. Chi gli risponde?
  4. Perché la bambina dai capelli turchini non può aiutarlo?
  5. Cosa vogliono i due assassini?
  6. Cosa fanno i due assassini al rifiuto di Pinocchio di dar loro le monete d'oro?
  7. Come finisce Pinocchio?
Interpretazione del testo
  1. Perché la bambina dai capelli turchini non aiuta Pinocchio?
  2. Chi saranno i due assassini?


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