Poesia di Pasqua: "Gesù o Barabba?" di Ercole Bonjean

Il 31 marzo ritorna la Santa Pasqua. Purtroppo anche quest'anno il Male è entrato nelle vite di tutti noi. Mai come quest'anno si sente il bisogno di pace, di amore, di solidarietà. Il Calvario di Gesù e la sua Resurrezione indicano la via da percorrere. Il mio augurio è che  alla fine prevalga il Bene e che si possa ritornare alla normalità della vita di ogni giorno. Che sia per tutti la Santa Pasqua della Resurrezione!!  Gesù o Barabba? “ Sia libero il male”. Acclama la folla, Si lava Pilato, sorride Barabba. Sale la strada, pesa la Croce. Cade. Si rialza. E’ buio; sibila il Vento, urla la Terra, nulla può fare: È silenzio, Tace, Tace. Risorge il Sole. Ritorna la Luce, irradia i volti, riscalda la Pace. Ercole Bonjean  © Visualizza e stampa con Google Docs Ti potrebbero interessare: Il paese delle uova di cioccolato "E' Pasqua!" di Maria Grazia Bucceri Racconto di Pasqua "La Risurrezione&q

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo IX: "Pinocchio vende l'abbecedario per andare a vedere il teatro dei burattini".

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IX

Pinocchio vende l'abbecedario per andare a vedere il teatro dei burattini.

Smesso che fu di nevicare, Pinocchio col suo bravo Abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che menava alla scuola: e strada facendo, fantasticava nel suo cervellino mille ragionamenti e mille castelli in aria, uno più bello dell’altro.
E discorrendo da sé solo diceva:
– Oggi, alla scuola, voglio subito imparare a leggere:
domani poi imparerò a scrivere e domani l’altro imparerò a fare i numeri. Poi, colla mia abilità, guadagnerò molti quattrini e coi primi quattrini che mi verranno in tasca, voglio subito fare al mio babbo una bella casacca di panno. Ma che dico di panno? Gliela voglio fare tutta d’argento e d’oro, e coi bottoni di brillanti. E quel pover’uomo se la merita davvero: perché, insomma, per comprarmi i libri e per farmi istruire, è rimasto in maniche di camicia... a questi
freddi! Non ci sono che i babbi che sieno capaci di certi sacrifizi!...
Mentre tutto commosso diceva così gli parve di sentire
in lontananza una musica di pifferi e di colpi di grancassa:
pì-pì-pì, pì-pì-pì zum, zum, zum, zum.
Si fermò e stette in ascolto. Quei suoni venivano di
fondo a una lunghissima strada traversa, che conduceva a un piccolo paesetto fabbricato sulla spiaggia del mare.
– Che cosa sia questa musica? Peccato che io debba andare a scuola, se no...
E rimase lì perplesso. A ogni modo, bisognava prendere una risoluzione: o a scuola, o a sentire i pifferi.
– Oggi anderò a sentire i pifferi, e domani a scuola: per andare a scuola c’è sempre tempo, – disse finalmente quel monello facendo una spallucciata.
Detto fatto, infilò giù per la strada traversa, e cominciò a correre a gambe. Più correva e più sentiva distinto il suono dei pifferi e dei tonfi della grancassa: pì-pì-pì, pì-pìpì…zum, zum, zum, zum.
Quand’ecco che si trovò in mezzo a una piazza tutta
piena di gente, la quale si affollava intorno a un gran baraccone di legno e di tela dipinta di mille colori.
– Che cos’è quel baraccone? – domandò Pinocchio,
voltandosi a un ragazzetto che era lì del paese.
– Leggi il cartello, che c’è scritto, e lo saprai.
– Lo leggerei volentieri, ma per l’appunto oggi non so
leggere.
– Bravo bue! Allora te lo leggerò io. Sappi dunque che
in quel cartello a lettere rosse come il fuoco c’è scritto:
GRAN TEATRO DEI BURATTINI...
– È molto che è incominciata la commedia?
– Comincia ora.
– E quanto si spende per entrare?
– Quattro soldi.
Pinocchio, che aveva addosso la febbre della curiosità,
perse ogni ritegno, e disse senza vergognarsi al ragazzetto, col quale parlava:
– Mi daresti quattro soldi fino a domani?
– Te li darei volentieri, – gli rispose l’altro canzonandolo, – ma oggi per l’appunto non te li posso dare.
– Per quattro soldi, ti vendo la mia giacchetta, – gli disse allora il burattino.
– Che vuoi che mi faccia di una giacchetta di carta fiorita? Se ci piove su, non c’è più verso di cavartela da dosso.
– Vuoi comprare le mie scarpe?
– Sono buone per accendere il fuoco.
– Quanto mi dai del berretto?
– Bell’acquisto davvero! Un berretto di midolla di
pane! C’è il caso che i topi me lo vengano a mangiare in capo!
Pinocchio era sulle spine. Stava lì lì per fare un’ultima
offerta: ma non aveva coraggio; esitava, tentennava, pativa.
Alla fine disse:
– Vuoi darmi quattro soldi di quest’Abbecedario nuovo?
– Io sono un ragazzo, e non compro nulla dai ragazzi,
– gli rispose il suo piccolo interlocutore, che aveva molto più giudizio di lui.
– Per quattro soldi l’Abbecedario lo prendo io, – gridò
un rivenditore di panni usati, che s’era trovato presente alla conversazione.
E il libro fu venduto lì sui due piedi. E pensare che
quel pover’uomo di Geppetto era rimasto a casa, a tremare dal freddo in maniche di camicia, per comprare l’Abbecedario al figliuolo!

Comprensione del testo
  1. Cosa pensa Pinocchio mentre si reca a scuola?
  2. Perché Pinocchio non va a scuola?
  3. Cosa offre Pinocchio al ragazzo?
  4. Cosa vende per poter vedere lo spettacolo dei burattini?
  5. Cosa aveva venduto Geppetto per comprare l'abbecedario?
Interpretazione del testo
  1. Perché Pinocchio si commuove pensando a Geppetto?
  2. Secondo te, fa bene Pinocchio a vendere l'abbecedario per vedere lo spettacolo dei burattini?




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