La Pasqua: racconti, poesie, filastrocche, utili per gli iter educativo - didattici.

Eccovi una serie di link che affrontano il tema della Pasqua. Non è detto che non possano risultare utili per l'elaborazione di percorsi educativo - didattici di vario tipo. Per ordine cronologico: "Gesù" di Giovanni Pascoli "Pasqua" di Ada Negri Racconto pasquale: "Aria di Pasqua" di Giovanni Verga "Alleluja" di Angiolo Silvio Novaro "Resurrezione" di Alessandro Manzoni "La domenica dell'ulivo" di Giovanni Pascoli "Pasqua" di Giovanni Gozzano Racconto di Pasqua: "La leggenda della passiflora". "Il pianto della Madonna" di Angiolo Silvio Novaro Fiaba antica: "Il drago e l'uovo di Pasqua "Dall'uovo di Pasqua" di Gianni Rodari "Pasqua" di Gianni Rodari Cronaca delle vacanze pasquali Decodificare un racconto: "Felici come una Pasquetta" Racconto di Pasqua con schema di lavoro: "Il coniglio Pasqualino

"Pinocchio" di Carlo Collodi, capitolo II: "Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali".

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II.
Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali.

In quel punto fu bussato alla porta.
– Passate pure, – disse il falegname, senza aver la forza di rizzarsi in piedi.
Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato, quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome di Polendina, a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di granturco.
Geppetto era bizzosissimo. Guai a chiamarlo Polendina! Diventava subito una bestia e non c’era più verso di tenerlo.
– Buon giorno, mastr’Antonio, – disse Geppetto. –
Che cosa fate costì per terra?
– Insegno l’abbaco alle formicole.
– Buon pro vi faccia!
– Chi vi ha portato da me, compar Geppetto?
– Le gambe. Sappiate, mastr’Antonio, che son venuto
da voi, per chiedervi un favore.
– Eccomi qui, pronto a servirvi, – replicò il falegname,
rizzandosi su i ginocchi.
– Stamani m’è piovuta nel cervello un’idea.
– Sentiamola.
– Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di
legno; ma un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino; che ve ne pare?
– Bravo Polendina! – gridò la solita vocina, che non si
capiva di dove uscisse.
A sentirsi chiamar Polendina, compar Geppetto diventò rosso come un peperone dalla bizza, e voltandosi verso il falegname, gli disse imbestialito:
– Perché mi offendete?
– Chi vi offende?
– Mi avete detto Polendina!...
– Non sono stato io.
– Sta’ un po’ a vedere che sarò stato io! Io dico che siete stato voi.
– No!
– Si!
– No!
– Si!
E riscaldandosi sempre più, vennero dalle parole ai fatti, e acciuffatisi fra di loro, si graffiarono, si morsero e si sbertucciarono.
Finito il combattimento, mastr’Antonio si trovò fra le
mani la parrucca gialla di Geppetto, e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname.
– Rendimi la mia parrucca! – gridò mastr’Antonio.
– E tu rendimi la mia, e rifacciamo la pace.
I due vecchietti, dopo aver ripreso ognuno di loro la
propria parrucca, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.
– Dunque, compar Geppetto, – disse il falegname in
segno di pace fatta, – qual è il piacere che volete da me?
– Vorrei un po’ di legno per fabbricare il mio burattino;
me lo date?
Mastr’Antonio, tutto contento, andò subito a prendere
sul banco quel pezzo di legno che era stato cagione a lui di tante paure. Ma quando fu lì per consegnarlo all’amico, il pezzo di legno dette uno scossone e sgusciandogli violentemente dalle mani, andò a battere con forza negli stinchi impresciuttiti del povero Geppetto.
– Ah! gli è con questo bel garbo, mastr’Antonio, che
voi regalate la vostra roba? M’avete quasi azzoppito!..
– Vi giuro che non sono stato io!
– Allora sarò stato io!...
– La colpa è tutta di questo legno...
– Lo so che è del legno: ma siete voi che me l’avete tirato nelle gambe!
– Io non ve l’ho tirato!
– Bugiardo!
– Geppetto, non mi offendete; se no vi chiamo Polendina!...
– Asino!
– Polendina!
– Somaro!
– Polendina!
– Brutto scimmiotto!
– Polendina!
A sentirsi chiamar Polendina per la terza volta, Geppetto perse il lume degli occhi, si avvento sul falegname; e lì se ne dettero un sacco e una sporta.
A battaglia finita, mastr’Antonio si trovo due graffi di
più sul naso, e quell’altro due bottoni di meno al giubbetto.
Pareggiati in questo modo i loro conti, si strinsero la
mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.
Intanto Geppetto prese con sé il suo bravo pezzo di legno, e ringraziato mastr’Antonio, se ne tornò zoppicando a casa.

Comprensione del testo
  1. Come chiamavano i ragazzi Geppetto? Perché?
  2. Com'era la parrucca di Geppetto?
  3. Cosa voleva Geppetto?
  4. Perché Geppetto e mastr'Antonio litigarono?
Interpretazione del testo
  1. Di chi è la voce che prende in giro Mastro Geppetto?
  2. Chi è che colpisce negli stinchi Mastro Geppetto?
  3. Perché Mastr'Antonio regala il pezzo di legno a Geppetto?

Commenti

  1. Grazie mille di questo aiuto. Sto usando un testo di Pinocchio riadattato per insegnare l'italiano a dei ragazzi stranieri e la comprensione del testo è fondamentale per aiutarli nell'apprendimento.

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